150 candeline spente lo scorso anno e una storia costantemente in divenire in cui si intrecciano tradizione e innovazione.

Il Savini è il salotto nel Salotto di Milano, una sorta di incrollabile “istituzione” che ogni giorno attira e accoglie migliaia di milanesi e di turisti.

Dal 2007 è la famiglia Gatto a portare avanti l’antica tradizione di ciò che non è solo uno dei locali storici italiani, ma anche un vero e proprio pezzo di storia e di cultura, dato che il Savini è stato il cenacolo milanese per generazioni di intellettuali, letterati, compositori e artisti – residenti o di passaggio a Milano – attirati dallo charme di un locale esclusivo ed elegante: ai tavoli del Savini si sono seduti Verdi e Puccini, Mascagni e Toscanini, Verga e D’Annunzio, la Duse e la divina Maria Callas, persino Marinetti che qui firmò il celebre Manifesto del Movimento Futurista.

Oggi il Savini ha due anime che convivono perfettamente grazie al fascino di un’atmosfera senza tempo: il Caffè Bistrot – con ingresso dalla Galleria – composto da una lounge interna e da un raffinato dehors, luogo ideale per un caffè, un afternoon tea in perfetto stile inglese, un aperitivo o uno spuntino chic; e il Ristorante situato al primo piano (con ingresso da Via Ugo Foscolo 5) suddiviso in  due sale (la Sala delle Prime e la Sala Toscanini) tra eleganti arredi d’antan e luci soffuse.

Romanticismo e massima riservatezza al Tavolo “7” dedicato a Maria Callas che, si racconta, amasse trascorrere seduta proprio a quel tavolo le sue serate milanesi dopo le esibizioni alla Scala: appartato e affacciato come un balcone sull’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, permette di assaporare appieno l’atmosfera della città “che non dorme mai”.

La cucina – modernissima e a vista – è dal 2010 il regno dell’Executive Chef Giovanni Bon, classe 1981, milanese, che ha fatto di queste mura il suo luogo di sperimentazione dopo varie esperienze nelle cucine più prestigiose, italiane e internazionali (da Cracco a Sadler, dal Carlton Hotel Baglioni allo Spoon di Alain Ducasse a Parigi).

La scelta di Giovanni Bon – sottolinea Sebastian Luca Gatto, patron del Savini –  è stata fatta nel segno della continuità: era il “secondo” del precedente chef, conosce il Savini e la sua storia e noi conosciamo lui, sa coniugare i nostri principi cardine: innovazione e tradizione.

Con un’attenzione particolare alle tendenze e ai percorsi della cucina contemporanea, ma seguendo un proprio personale stile, lo Chef integra i sapori della cucina tradizionale con la tecnica e l’innovazione, valorizzando il gusto di ogni singolo ingrediente.

Bon si inoltra in sentieri culinari sempre più innovativi senza dimenticare la “certezza” della tradizione, mescolando con sapienza classico e nuovo.

La sua è una cucina emozionale, ogni piatto è il risultato di accostamenti creativi e inusuali, ma anche di sapori semplici nel rispetto della materia prima, che suscitano suggestioni sempre nuove e inaspettate.

Accurata selezione delle materie prime, rispetto delle stagioni e del territorio, tecnica che diventa arte, ricerca e sapore… La cotoletta alla milanese, i risotti, i sapori della Madonnina, ma anche piatti di ispirazione: ogni “Collezione Savini” (Autunno, Inverno, Primavera, Estate) rispecchia questi principi e, come un abito sartoriale, è “disegnata” per soddisfare e gratificare il palato.

Un viaggio affascinante nella grande cucina italiana, con particolare attenzione al territorio, senza trascurare le esigenze di un pubblico contemporaneo e internazionale.

Ciascuna Collezione si compone di due Menu Degustazione, “La Tradizione” e “La proposta dello Chef”, e il menù “A’ la Carte”.

La carta dei vini conta circa seicento etichette italiane e internazionali, ed è il frutto di una costante ricerca fra le migliori espressioni enologiche mondiali.