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Si è spento a 73 anni a causa di una forma particolarmente aggressiva di tumore, Florian Schneider, uno dei due fondatori dei Kraftwerk. gruppo tedesco di avanguardia musicale. Caratterizzati dalla musica elettronica, computerizzata con uno stile volutamente freddo, robotico e futurista, d’impronta teutonica nel senso più stretto del termine, non solo nei suoni ma anche nelle performance multimediali dal vivo. L’audio dei loro dischi e dei loro concerti è sempre stato di livelli di qualità elevatissima.

Con la sua band, già attiva dal 1970 ha influenzato la musica dei decenni successivi come forse solo i Beatles e pochi altri hanno saputo fare.

Senza di loro direttamente o indirettamente la musica di oggi e degli ultimi 45 anni sarebbe molto ma molto diversa. La disco music non sarebbe stata quella, ma avrebbe percorso le strade del funky. Probabilmente Giorgio Moroder avrebbe prodotto una Donna Summer diversa, creando altro, ma non sarebbe stato lo stesso mix esplosivo. I Rockets non sarebbero esistiti, La new-wave non avrebbe trovato certi suoni e certe sperimentazioni. Il loro suono techno, elettronico e il loro modo di presentarsi, come dei robot, in perfetta sintonia con la loro musica, influenzò molto un personaggio come David Bowie, in quello che fu il suo prolifico periodo berlinese, che creò tre album capolavoro come Low (1977), “Heroes” (1977) e Lodger (1979), e il suo pezzo più iconico Heroes. Lo stesso Bowie dedicò il brano di apertura del lato B di Heroes al fondatore dei Kraftwerk, intitolandolo. V-2 Schneider.

Tanto devono a Schneider gruppi come i Joy Division e i New Order, gli Stranglers, i Simple Minds, Depeche Mode, Human League, solo per citarne alcuni che hanno fatto dell’elettronica un marchio di fabbrica del loro sound.

La loro Computer Love è stata campionata dai Coldplay in un singolo di qualche anno fa, da Trans Europe Express sono nati insieme tanti gruppi dagli stili più diversi, fino ai Daft Punk, che nelle performance video li ricordano molto.

Ma gli devono molto anche la dance, l”ambient, l’house, l’hip hop e tanti svariati generi

Florian, il cui cognome completo era Schneider-Esleben, fondò il gruppo insieme a Ralf Hutter nel 1970, due anni dopo essersi incontrati, al conservatorio a Dusseldorf in Germania. Schneider, studiava il flauto, entrambi avevano una formazione musicale classica, arrivando sino a Stockhausen e Pierre Schaeffer. Nella prima parte della storia dei Kraftwerk c’è anche una scissione che nel 1972, porta alla nascita dei Neu!, altro gruppo fondamentale per la musica moderna.

Schneider suonava oltre al flauto, il sintetizzatore, il vocoder, il sax e molto altro ancora, oltre a essere una delle due voci del gruppo tedesco. I Kraftwerk hanno pubblicato 10 album in studio, tra cui l’acclamato Autobahn del 1974 una vera e proprio pietra miliare della musica moderna. Senza dimenticare i successivi

Radioactivity, Trans-Europe Express, The Man-Machine e Tour de France.

Le loro ultime performance gli hanno visti proiettati più che mai nel futuro e nel digitale, proponendo lavori in 3D, e anche un concerto in collegamento con un astronauta in orbita nello spazio.

In Italia, rimane sempre memorabile la loro apparizione come ospiti al Festival di Sanremo del 1978. Sul palco i loro manichini con camicia rossa, pantaloni, cravatta, scarpe e capelli nero antracite che suonavano The Robots. Mentre le rispettive copie umane sedevano invece in prima fila a rimirare la scena, senza battere ciglio. Impossibile capire chi fosse il robot e chi no.