Donna colta e sensibile, Alessandra Scalero seppe ritagliarsi un suo spazio nell’editoria del primo dopoguerra, scoprendo grandi autori e firmando traduzioni per la Medusa Mondadori, la collana della leggendaria copertina verde.

Alessandra nacque a Torino il 19 ottobre 1893 da Rosario Scalero, violinista e compositore musicale, e Clementina Delgrosso, discendente di una grande famiglia di avvocati e medici e aveva due sorelle, Liliana, traduttrice, scrittrice e giornalista e Maria Teresa, attrice, pittrice e bibliotecaria.

Con gli anni la famiglia si trasferì numerose volte, per assecondare il lavoro del padre e la sua carriera nel mondo della musica, vivendo a Londra nel quartiere di Saint Johns Wood, a Torino in corso Vinzaglio, poi a Lione e infine a Vienna, dove insieme all’amico Leone Sinigaglia Rosario studiava composizione col direttore d’orchestra ucraino Eusebius Mandyczewski.

Nel 1907 gli Scalero tornarono a vivere in Italia, a Roma, dove Rosario divenne professore di contrappunto al Liceo di Santa Cecilia e Alessandra frequentò il ginnasio al Liceo Tasso, senza però concludere gli studi.

Allo scoppio della prima guerra mondiale Alessandra s’iscrisse alla scuola infermieristica del Policlinico Umberto I di Roma, presso il convitto professionale Regina Elena, dove svolse il tirocinio come allieva infermiera.

Finito il conflitto, la Scalero entrò in servizio presso la Red Cross statunitense, che aveva allestito ospedali da campo in tutta la penisola, mentre Rosario fu assunto al Curtis Institute of Music di Philadelphia, dove si trasferì.

Nel 1923 Alessandra fece un viaggio in Germania, dove conobbe a Berlino Klaus Mann,che la spinse a dedicarsi al teatro classico e alle arti figurative sotto la guida del romano Duilio Cambellotti, scultore, pittore e scenografo d’avanguardia costruttivista.

Insieme a Cambellotti, al conte Marco Gargollo e all’attrice Maria Letizia Celli, la Scalero fu tra i fondatori dell’associazione Teatro greco di Licata.

Nel 1928 la traduttrice iniziò il lavoro di corrispondente da New York per la rivista Lo Spettacolo d’Italia di Alessandro Blasetti.

Fu nel 1930 che Alessandra lavorò alle sue due prime traduzioni, Ritorno a Harlem di Claude McKay dall’inglese e Il caso Mauritius di Jacob Wassermann dal tedesco, pubblicati dalla Modernissima di Gian Dàuli nel 1930 e nel 1931, poi assorbita da Corbaccio, che la assunse con l’incarico di traduttrice e consulente editoriale.

A dicembre 1932 la traduttrice cominciò la collaborazione con Mondadori e la collana Medusa, che ospitò fra i primi numeri la sua traduzione dell’Orlando di Virginia Woolf, per poi tradurre Tutti gli uomini sono nemici, di Richard Aldington, Flush. Vita di un cane delle Woolf, Come la terra gira di Gladys Hasty Carroll e Senza quartiere di Alfred Döblin, oltre a un gran numero di pareri di lettura.

Nel 1943, dopo l’8 settembre, Alessandra decise di non raggiungere la sorella Liliana a Roma, appena liberata dagli Alleati, e si recò nel Canavese, al castello di Montestrutto, che divenne un punto di ritrovo per un piccolo gruppo d’intellettuali, interessati a un progetto di una nuova casa editrice ideata da Adriano Olivetti, diventato poi le Nuove Edizioni Ivrea, precorritrice delle future Edizioni Comunità.

L’avventurosa vita di Alessandra Scalero terminò il 24 luglio 1944, all’Ospedale Civico di Ivrea, dove morì a 51 anni per le complicazioni di un intervento chirurgico.