Uno scrittore che raccontò un mondo che stava scomparendo…

Alessandro Bonsanti nacque a Firenze il 25 novembre 1904 da Giuseppe e da Lavinia Lelli e studiò presso la facoltà d’ingegneria, ma i gravi dissesti famigliari lo obbligarono a lasciare gli studi.

Trasferitosi a Milano, lavorò per tre anni presso un istituto di credito, iscrivendosi all’Acole d’haute-banque di Losanna, che formava i dirigenti bancari e nell’agosto 1928, lasciata la banca, esordì come scrittore con il racconto Briganti in Maremma che il critico Titta Rosa fece pubblicare su La Fiera letteraria di Umberto Fracchia.

Da allora, tornato a Firenze, la sua attività fu letteraria, giornalistica e editoriale, infatti, collaborò a Solaria, il periodico fiorentino fondato nel 1926 da Alberto Carocci, suo caro amico.

Nel 1937 Bonsanti. fedele al sogno di una cultura fuori da ogni compromesso con la politica, fondò la nuova rivista Letteratura, che puntava sulla gestione indipendente ed “ermetica” dello specifico letterario, che nel 1950 divenne la Letteratura-Arte contemporanea, per riprendere poi nel 1953 il vecchio titolo e fino al 1968 fu il cuore della letteratura militante, specialmente per la poesia e cultura artistica d’avanguardia.

I suoi lavori di Bonsanti raccontano atmosfere favolose, dove ricordi e gli effetti della memoria sono ottenuti con ricerche stilistiche basate sulla moderna letteratura europea, con l’ironia antinostalgica, il vagheggiamento riflessivo e l’evocazione proustiana.

Nell’immediato dopoguerra, insieme a Montale e a Loria, fondò il settimanale fiorentino Il Mondo (1945-1947) di tendenza laica e azionista e negli anni del neorealismo pubblicò La vipera e il toro (1954) e I cavalli di bronzo (1956), due romanzi controcorrente per quel periodo.

Dal 1956 Bonsanti iniziò la collaborazione a Il Mondo di Mario Pannunzio, e la proseguì fino al 1973, anche sotto la nuova direzione di Benedetti.

La terza fase della vita dello scrittore è legata alla tetralogia romanzesca La Buca di San Colombano che prende il suo nome da una sala da ballo con spettacolo di varietà, appunto la Buca di San Colombano, gestita dal signor Callisto, ex impresario di operetta con il figlio Antero, Emilia, una cocotte di buon cuore, il burbero signor Cavalcanti, due donne coraggiose, Mara Grazia e Lidia, l’invidioso domestico Eustachio e il cameriere Melchiorre, i personaggi di una commedia umana.

Nel frattempo l’inondazione del 4 novembre 1966, che aveva sommerso la massima parte dei libri della biblioteca Vieusseux negli scantinati di palazzo Strozzi, vide il lavoro di Bonsanti, che allestì nella certosa del Galluzzo un centro di raccolta e restauro delle opere danneggiate.

Alla ricerca di una nuova sede per il Gabinetto Vieusseux, lo scrittore la trovò nel palazzo Corsini-Suarez di via Maggio dove, nel giro di quattro anni, costituì l’Archivio contemporaneo, destinato a raccogliere manoscritti, carteggi, libri appartenenti a scrittori, critici, artisti, editori del nostro Novecento.

Stimato da tutti, Alessandro Bonsanti morì a Firenze il 18 febbraio 1984.