“L’essenziale è invisibile agli occhi…”

Antoine de Saint-Exupéry nacque a Lione, in Francia, il 29 giugno 1900, in una famiglia aristocratica,  il padre Jean era ispettore delle assicurazioni e la madre Marie  una pittrice talentuosa.

Orfano di padre a quattro anni, fu amorevolmente cresciuto dalla madre che si spostò a Le Mans nel 1909.

L’infanzia di Antoine fu felice nella grande dimora di Saint Maurice de Rémens, con un parco ricco di abeti e tigli.

Tra i suoi amici e compagni di giochi era il più fantasioso, prepotente, avventuroso.

Un momento decisivo nella sua vita fu il 1921 quando partì per il servizio militare e fu mandato a Strasburgo per diventare aviatore.

Il 9 luglio 1921 fece il suo primo volo solitario a bordo di un Sopwith F-CTEE, poi ottenne la licenza di pilota nel 1922 e tornò a Parigi, dove iniziò a dedicarsi alla scrittura.

Nel 1928 divenne il direttore del remoto campo di Cap Juby vicino a Rio de Oro, Sahara, poi si trasferì in Sud America per trasportare la posta attraverso le Ande, nel famoso periodo dell’Aeropostale.

I suoi incidenti in volo divennero proverbiali e il più clamoroso avvenne nel 1938 durante un tentativo di stabilire il record di volo da New York alla Terra del Fuoco.

Dopo l’invasione della Francia nella Seconda guerra mondiale, Antoine entrò nell’aviazione militare e compì diverse missioni di guerra, nonostante fosse considerato inabile al volo a causa dei troppi malanni, ma fu insignito della Croce di Guerra.

Il 31 luglio 1944 partì per la nona e ultima missione, con l’obiettivo di sorvolare la regione di Grenoble-Annecy, ma venne dato per disperso e non se ne seppe più nulla.

Antoine era un idealista, un pilota coraggioso, un uomo di grandi passioni con una vita sentimentale tormentata e infelice, ma ciò che lo rese straordinario è stata la letteratura che per lui era la vita stessa.

La maggior parte delle sue opere hanno degli spunti autobiografici, trasformate in cronache romantiche di fatti realmente accaduti, cosi fece di tutta la sua vita un romanzo.

Il suo libro più noto è Il Piccolo Principe, una favola dedicata all’amico Léon Werth, ma non all’amico adulto, bensì al bambino che è in noi, una dedica retroattiva, simbolo di un testo per l’infanzia che perdura in ogni età.

Ancora oggi viene ricordato come un eroe romantico, quasi irreale, sia per la sua vita avventurosa che per la sua morte, avvenuta in circostanze inspiegabili all’età di 44 anni.