brighella 3

Brighella, maschera popolare bergamasca nata nella Commedia dell’Arte, è il simbolo del servo buffo e intrigante.

E’ considerato il degno compare di Arlecchino, entrambi servitori e nati in provincia di Bergamo ma Brighella però precisa sempre che lui é di Bergamo alta, mentre Arlecchino è di Bergamo bassa.

La più antica citazione della maschera è il testamento di Sivello del 1601, che assegnò questo nome a un villano bergamasco e, intorno alla metà del XVII secolo, la fama di Brighella fu documentata anche in Francia.

Nello stesso periodo venne messa a punto la tenuta di Brighella, che è la caricatura di un maggiordomo, mentre il suo carattere fu definito da Carlo Goldoni nella commedia Il servitore di due padroni.

Con la diffusione del nome, per merito di Carlo Cantù e Francesco Gabrielli, il ruolo della maschera si espanse fino ad assumere parti di protagonista.

L’origine più probabile del nome di Brighella deriva dalle parole brigare o “briga, cioè intrigo, che è una delle caratteristiche del personaggio, infatti, ancora oggi si usa dire fare il brighella cioè comportarsi in modo poco serio, fare il burattino.

A differenza di Arlecchino, Brighella è un servo astuto e opportunista, furbo e intrigante, malizioso e furfante, lascivo e crudele, ladro e insolente, che fa non solo il servitore, ma un’infinità di altri mestieri, più o meno onesti e leciti e così si ritrova sempre in mezzo agli intrighi.

Elementi caratteristici del personaggio sono la prontezza e l’agilità della sua mente, poichè racconta frottole con una convinzione e una naturalezza che gli deriva da una lunga esperienza d’inganni e trappole escogitati non solo per spillare quattrini ai ricchi o per rimediare un pranzo succulento, ma soprattutto per il gusto stesso di imbrogliare il prossimo.

Nel corso degli anni la maschera ha cambiato molte volte il suo costume, fino a raggiungere l’attuale divisa, dove la larga gonna bianca orlata di verde, della maschera originaria, ha lasciato il posto a una casacca bianca indossata sopra ampi pantaloni decorati con nastri verdi, con un mantello con bordature dello stesso colore.

Le scarpe e la cintura sono color giallo o color cuoio e la mezza maschera di tinta verde-oliva, che lasciava intravedere uno sguardo licenzioso, comprende un naso aquilino ed era indossata sopra una folta barba, nera e irsuta, e su un bel paio di baffi da cavaliere.

Brighella nel corso degli anni migliorò nel carattere diventando nel Settecento divenne servo fedele e saggio, tutore di padroncini scapestrati, ma anche albergatore avveduto o buon padre di famiglia.

Insieme con Arlecchino questa maschera incarna lo spirito del Carnevale vero, come un allegro, scapestrato e irriverente servitore nel mezzo d’imbrogli e intrighi.