Borgo incantevole dell’Alessandrino, Morsasco, con il suo castello, ha una storia tutta da scoprire…

Nella preistoria Morsasco fu abitato dai Liguri Stazielli, poi sottomessi dai Romani dopo una lunga e sanguinosa guerra nel 172 A.C.

Con la caduta dell’Impero Romano, il paese fu occupato dai Goti, Visigoti, Ostrogoti, Unni, Burgundi, Longobardi e infine i Franchi di Carlo Magno.

Le prime notizie certe su Morsasco risalgono al 1224 e riguardano una donazione da parte dei Marchesi del Bosco, unitamente ad altri territori monferrini, alla Repubblica di Genova.

Violante Malaspina, figlia ed erede dell’ultimo marchese nel 1530 donò Morsasco al marito, il conte Giovanni Batta Lodrone, un colonnello dell’imperatore Carlo V di origine trentina.

I conti di Lodrone mantennero il feudo fino al 1599 quando tornò alla Camera Ducale.

Vincenzo I Gonzaga, Duca del Monferrato, poi vendette al marchese Barnaba Centurione Scotto di Genova Morsasco il 21 luglio 1599.

Da allora il paese seguì la storia del Monferrato fino all’avvento dei Savoia nel 1708, entrando a far parte del Regno di Sardegna prima, del Regno d’Italia poi, e infine della Repubblica Italiana.

Nella Piazza Vittorio Emanuele II, sopra la porta che conduce al castello, si vede un bel campanile con orologio, che risale al 1697 ed è un corpo unico con la casa detta Del Boia, poiché era posto il gancio dove il boia sottoponeva al rito dell’impiccagione gli ospiti delle carceri del castello.

La piazza era il centro politico ed economico di Morsasco, infatti la sede dell’antico consiglio comunale si trovava nell’attuale biblioteca civica.

Il castello è un grande maniero posto in posizione dominante sulla valle della Bormida, dalla cui torre si poteva controllare la vastissima zona che va dalle colline di Acqui a Ovest sin oltre Alessandria a Est, dal massiccio del Monte Rosa a Nord fino all’Appennino Ligure a Sud.

Un tempo il castello, di modeste dimensioni, fu ingrandito in diverse riprese dai vari proprietari, dai Malaspina nel corso del XV secolo, dai trentini conti di Lodrone nel XVI secolo e all’inizio del 1700 dai Principi Centurione genovesi.

Nelle sale del castello si trovano un ampio salone, un tempo usato per il gioco della pallacorda, gli appartamenti dei castellani, due bellissime sale affrescate e ornate da antichi camini e le prigioni dove si leggono ancora graffiti e iscrizioni che vi lasciarono i prigionieri.

Sul torrione di sud-est è visibile una formella in pietra, dove è stato scolpito lo stemma dei Centurione Scotto, mentre sugli angoli della torre sono presenti delle teste di leone, simbolo araldico dei conti di Lodrone.

La cinquecentesca chiesa parrocchiale di Morsasco, consacrata a San Bartolomeo, ha una pianta a navata unica ornata da una serie di affreschi eseguiti dal pittore ponzonese Ivaldi.

L’altare maggiore, di pregevole fattura, è del Seicento, mentre sugli altari laterali sono poste delle tele risalenti al diciassettesimo secolo.

Nell’antica Sacrestia si vede una tela attribuita al noto pittore locale Beccaria risalente al diciassettesimo secolo, mentre all’esterno della chiesa c’e un porticato che fu fatto costruire nel Settecento dalla nobile famiglia Delfini.

Un ospite davvero illustre è nel cimitero di Morsasco, infatti c’è Gaetano Scirea, il libero per eccellenza, giocatore della Juventus e della Nazionale Italiana che vinse il Mondiale del 1982 in Spagna.

Gaetano morì nel 1989 in un incidente stradale in Polonia e oggi riposa nel cimitero di Morsasco, dove era nata sua moglie Mariella e dove passava le vacanze estive con lei e il figlio Riccardo, nel grande silenzio delle colline.