Maestoso e solenne, il castello di Novara ha una storia lunga quanto quella della cittadina piemontese.

Le prime notizie sul castello sono nell’opera dello storico cinquecentesco Corio, che racconta quando, nel 1272, Francesco della Torre fece erigere un castello, detto la Turricella.

Questo castello era una casa a torre costruita nell’angolo Sud-Ovest della città, a ridosso delle mura di fortificazione.

Nel 1293 il castello passò alla famiglia Visconti, poi Matteo Visconti eseguì importanti interventi di fortificazione e Giovanni Visconti, già vescovo della città, completò la costruzione del castello aggiungendo edifici residenziali.

Alla morte di Filippo Maria Visconti, nel 1447, il ducato che comprendeva, oltre a Novara, Milano, Pavia, Como, Lodi, Crema, Piacenza, Parma, Asti, Alessandria, Tortona, passò a Francesco Sforza, marito della figlia Bianca Maria.

Con la signoria di Galeazzo Maria Sforza ci furono importanti interventi sul castello e furono gettate le fondamenta di un possente muro di rafforzamento, detto ghirlanda, con due aperture, una verso la città a circa metà del lato Nord, difesa da torre, con ponte levatoio e rivellino e una nel lato meridionale.

Nel 1476, Galeazzo Maria Sforza fu assassinato e la moglie Bona fece apporre sulla seconda porta d’ingresso al castello, uno stemma ducale, scolpito in marmo di Carrara.

Agli inizi del Seicento da Filippo III scelse per governare i suoi domini italiani don Pietro Enriquez de Azevedo, conte di Fuentes, che provvide subito a eseguire un sistema di fortificazioni per Novara, che fu completato agli inizi degli anni Trenta.

In seguito il bastione a est del castello fu trasformato in una pubblica passeggiata secondo il progetto approvato nel marzo 1788 e, poco più tardi, il baluardo di San Giuseppe, di fianco all’attuale posta, divenne un giardino.

Nel 1803 il municipio decise di fa trasferire le carceri locali dal palazzo Pretorio al castello che, oltre a presidio, era stato destinato a essere il carcere militare.

Fin quando Novara rimase sotto il controllo della repubblica Cisalpina, non fu concesso il trasferimento delle carceri al castello e fu solo sotto il Regno d’Italia che fu pubblicato il bando di concorso per i lavori di trasformazione.

Nel 1876, l’unico torrione rimasto, posto sul lato Nord-Est, fu parzialmente demolito e riadattato per collocarvi una vedetta del carcere.

Verso la fine del XIX secolo, il castello fu al centro di un dibattito urbanistico sullo sviluppo della città, tra le richieste di una nuova crescita urbana e le esigenze della conservazione dei monumenti.

I tentativi di trasformazione della fortezza nel Novecento lo videro passare da sede dell’Opera Pia Omar, a sede municipale, all’idea della demolizione per realizzare la nuova sede delle Poste e Telegrafi, al ruolo dei nuovi giardini pubblici comunali fino alla campagna per la demolizione all’inizio degli anni Ottanta.

Nel frattempo, il 3 gennaio 1973, cessò l’attività carceraria con il trasferimento dei detenuti nella nuova sede.

Oggi il Castello di Novara, dopo un lungo restauro, ospita prestigiose mostre di livello internazionale e non solo.