Nel piccolo borgo di Oggebbio, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, vicino alla città di Verbania e al confine svizzero del Canton Ticino, si trova la Residenza del Pascià, il favoloso palazzo del Pachà Pavlos Draneht, oggi sito residenziale unico nel suo genere.

Alla fine dell’Ottocento, giunto a Oggebbio in compagnia della moglie milanese, Adelina Casati, e della figlia, Despina, il pascià Dranetht acquistò la villa appartenuta al cavalier Gaetano Ferri, professore di pittura all’Accademia Albertina di Torino che, in memoria della madre, l’aveva chiamata Clementina.

Il Pascià cambiò il nome del complesso in Despina, la dimora fu abbellita di affreschi, acquari, e giardini in stile orientale, ricchi di varietà di canfore, cedri del Libano, faggi, camelie, azalee.

Fino al 1946 il parco e villa rimasero in possesso degli Zervudachi, poi furono rilevati da alcune società che trasformarono la villa in un residence e modificarono varie aree del parco per edificare nuovi fabbricati.

Villa Despina resta uno dei più imponenti complessi del lago Maggiore, formato da
un corposo blocco che si eleva per tre piani fuori terra, appoggiati su di un imponente basamento, composto di due piani e sormontato dal piano sottotetto.

Caratteristica dell’alzato è il contrasto creato dal bugnato, che riveste la superficie muraria dei due piani, sulle delicate pareti a stucco dei piani superiori.

Al livello del piano nobile l’impianto planimetrico mostra un ampio terrazzo che si apre lungo il lato sinistro della costruzione, circondandola, mentre una cornice marcapiano delimita del piano e una seconda separa i successivi piani superiori dal piano sottotetto.

L’andamento verticale del palazzo è delineato dai rilievi in stucco che imitano l’andamento di lesene angolari e che delimitano l’interasse tra le aperture, mentre le finestre che illuminano gli ambienti interni hanno le dimensioni che variano a seconda dell’importanza dei locali.

Dalle ridotte, ma raffinate, finestre ad arco ribassato del piano rialzato si notano le portefinestre del primo piano per arrivare alle splendide aperture del piano nobile, impreziosite da stucchi e decorate da cornici curvilinee che corrono lungo il profilo.

Le finestre dei piani superiori, riprendono in forma più modesta la decorazione delle aperture sottostanti, mentre dei semplici oculi ellittici in nicchie costituiscono le luci del piano sottotetto, grazie alla soluzione di incassarle nel raccordo che attenua l’aggetto della gronda del tetto.

Da notare anche le mensole che sorreggono i balconcini curvilinei del secondo piano.

Per informazioni: http://www.comune.oggebbio.vb.it/