Non c’è paese o città, in Alto Piemonte, che non abbia un castello, un ricetto o un’opera fortificata (anche solo documentata, quando non in vista).

E’ il racconto per immagini, in archeologia e architettura, di un territorio vivissimo dal primo Medioevo, di un territorio conteso, di un territorio di famiglie nobili che attorno ai loro castelli e palazzi ricchissimi hanno organizzato la società.

I Castelli.

I classici castelli, in Alto Piemonte, quelli con torri merlate, mura, ponti levatoi e racconti cavallereschi non sono così frequenti.

Abbiamo alcune costruzioni importanti e ben conservate, come i castelli di Galliate e Briona, nel Novarese, o quelli di Rovasenda e Quinto Vercellese, nell’area di Vercelli, il castello di Vogogna nel Verbano Cusio Ossola o quelli di Verrone e di Roppolo nel Biellese.

Oggi sono di proprietà diverse, molti sono privati, altri sono di proprietà pubblica, quindi anche le modalità di visita sono molto differenti.

Alcuni sono ridotti a rovine (nei casi della rocca di Arona e della rocca di Vintebbio anche decisamente panoramici), altri creano scenari romantici e fantasiosi (i castelli di Cannero, nel mezzo del Lago Maggiore, ne sono un esempio), altri non esistono praticamente più (ma sono ben documentati) o sono stati inglobati nelle abitazioni private durante le evoluzioni dei vari borghi.

Un esempio molto particolare, dal punto di vista dell’impianto costruttivo, è il Castello Consortile di Buronzo, all’inizio della Baraggia tra Biellese e Vercellese, composto da sette castelli di proprietà di sette rami (o “colonnellati”) della famiglia di origine, che avevano una gestione unica delle sole zone comuni (con norme scritte, come in una sorta di condominio del Medioevo!).

I Ricetti.

L’Alto Piemonte ha invece una caratteristica trasversale dal punto di vista delle fortificazioni: i ricetti.

Per ricetto si intende un recinto fortificato, protetto spesso da fossato, con torri perimetrali di avvistamento e, all’interno, una divisione regolare di isolati. Poteva nascere ex novo, come luogo di stoccaggio e protezione delle derrate agricole (è il caso del Ricetto di Candelo, splendidamente conservato con le due rue e le due cellule, o di quelli di Magnano e Ghemme), come fortificazione di un borgo già esistente (come a Carpignano Sesia o a Ponderano) o come luogo di protezione della popolazione attorno al castello signorile (come a Verrone o a Valdengo).

Se si va in città, a Novara e a Vercelli, in particolare, i castelli sono l’appendice di quel ducato di Milano che caratterizzava tutto il territorio nel Medioevo.

Lo stile costruttivo è infatti quello Visconteo, poco decorativo ma molto funzionale alla difesa dei confini territoriali.

Ma queste città vanno immaginate, ognuna, come le città delle “cento torri”, torri private, di famiglia, che rappresentavano uno status symbol (a Vercelli alcune sono ancora ben visibili).

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