Dino Zoff è stato ed è considerato ancora oggi uno dei migliori portieri della storia del calcio. Prestanza fisica, essenziale e senza sbavature negli interventi e tanta sicurezza trasmessa alla squadra.

Per lui basterebbe il titolo da Campione del Mondo, conquistato in Spagna da protagonista a quarant’anni. Ha dei record notevoli con la Nazionale, ha giocato 112 partite, capitano per 59 volte, è rimasto imbattuto per 1.134 minuti, dal 20 settembre 1972 al 15 giugno 1974, quando al Mondiale di Germania, nella partita contro Haiti fu infilato da Sanon al 46′ e in campionato ha mantenuto inviolata la porta per 903 minuti nella stagione 1972-73, record imbattuto per più di dieci anni e superato dal portiere del Milan Sebastiano Rossi, solo nel 1994.

La sicurezza, la sobrietà dei gesti, la sua impassibilità hanno fatto di Dino Zoff un personaggio con la discrezione tipica del suo modo di essere di uomo del Friuli.

Nato a Mariano del Friuli il 28 febbraio 1942, da una famiglia di contadini, da subito sviluppo’ la passione per il calcio e per i motori. Prima la scuola e il lavoro, poi il calcio, questo erano i dettami della famiglia Zoff, in particolare di papà Mario.  Con la nonna dietro, che l’obbligava a mangiare otto uova al giorno per crescere sano e robusto.

Così, con la scuola arrivarono i tempi dell’officina meccanica, con Dino che partiva ogni mattina in bicicletta verso Gorizia per andare a mettere le mani nei motori, portando a casa anche i primi preziosi soldi.  Fatica, sacrificio e tanta passione, accompagnarono la crescita di Dino, sia sul lavoro che negli esordi con la maglia della Marianese per poi passare all’Udinese. Con le zebrette friulane debutta in Serie A a diciannove anni, lanciato dal suo mentore, Luigi Bonizzoni, incassando però cinque goal dalla Fiorentina. Nel mezzo, anche uno di quegli episodi curiosi che entrano nella storia del calcio. Viene scartato in un provino nel 1958, prima da Meazza per l’Inter e poi dagli osservatori della Juve, perchè considerato gracile. Zoff incontra un’altra slinding door, poco più avanti. E’ titolare dell’Udinese, che disputa il campionato cadetto 1962-63, ma non gode della fiducia dell’allenatore Alberto Eliani, anche se lo utilizza praticamente sempre. Al termine della stagione Eliani, dice che non si fida di Zoff, anzi lo consiglia di riprendere il mestiere di meccanico. Il presidente dell’Udinese si fa convincere, così Dino, capisce che deve cambiare aria. Passa al Mantova in Serie A, voluto espressamente da Bonizzoni. Dopo quattro stagioni da titolare nella terra di Virgilio, alla mezzanotte dell’ultimo giorno di mercato, viene acquistato dal Napoli, facendo sfumare il suo passaggio al Milan. Cinque campionati da numero 1 sotto il Vesuvio, poi a 26 anni la chiamata della Juventus. In bianconero rimarrà undici stagioni, giocando tutte le partite, senza saltarne una, per 330 presenze. Legandosi con profonda amicizia, con un altro monumento del calcio mondiale, Gaetano Scirea.

Dal suo esordio in Serie A, il 24 settembre 1961, per più di vent’anni Zoff ricoprì il ruolo di portiere ai più alti livelli con il suo addio al calcio giocato nel 1983 al termine di un’annata non tra le più felici, quando da capitano della Juve e dell’Italia giocò una stagione al di sotto delle aspettative. Lasciò la Nazionale dopo la sconfitta contro la Svezia che costò agli azzurri la qualificazione agli Europei del 1984, solo quattro giorni prima la Juventus aveva perso di misura contro l’Amburgo l’attesa finale di Coppa dei Campioni ad Atene, dove i bianconeri erano strafavoriti.

Dopo il ritiro Zoff fu il preparatore dei portieri nella Juventus prima di essere chiamato ad allenare la Nazionale olimpica e in qualità di allenatore è tornato alla Juventus guidandola per due anni e conquistando la Coppa Uefa e la Coppa Italia nel 1990.

Dalla Juve è passato alla Lazio dove ha rivestito il ruolo sia di allenatore e dirigente poi, dopo due anni con la Nazionale, dal 1998 al 2000, è tornato ai colori biancocelesti con il ruolo di Presidente. Con una piccola parentesi alla Fiorentina, sempre come tecnico.

Ha esordito nella Nazionale all’età di ventisei anni il 20 aprile 1968 nella partita Italia – Bulgaria, finita 2 a 0 sul terreno del San Paolo di Napoli, poi si rivelò un giocatore determinante per la vittoriosa avventura italiana agli Europei, giocando il suo ultimo incontro con gli azzurri il 29 maggio 1983 a Göteborg, contro la Svezia. Eroe di Wembley, quando nel 1973, la Nazionale, sconfisse per la prima volta gli inglesi in casa. Le sue parate gli valsero l’appellativo di San Zoff. Tra le sue tante parate memorabili quella all’ultimo minuto di Italia-Brasile del Mundial di Spagna. Quando in tuffo plastico, bloccò sulla riga, il colpo di testa a botta sicura di Oscar. Nell’iconografia popolare è Dino Zoff, che alza la coppa d’oro di Campione del Mondo e la porta a casa, giocando a scopone sull’aereo con il Presidente Pertini.

Il totale delle sue vittorie da giocatore è coppa del Mondo:1982; Campionato europeo:1968; Campionato italiano: 1973, 1975, 1977, 1978, 1981 e 1982; Coppa Italia: 1979 e 1983; Coppa Uefa: 1977.

Persona tutta d’un pezzo, da buon friulano; Zoff non ha esitato nel 2000 a dimettersi come allenatore, dopo le critiche espresse sul suo operato nella gara di finale, persa ai supplementari con un golden gol di Trezeguet, da Silvio Berlusconi.

Nel 2014 ha dato alle stampe il libro autobiografico Dura solo un attimo, la gloria.

Dino Zoff, un mito, un eroe silenzioso, come solo pochi e vincenti sanno esserlo.