Il Natale in Calabria ogni anno riesce a riunire tutta la famiglia intorno alla tavola imbandita con le portate della cucina calabrese, dove si ripropongono le tradizioni di una volta.

Molta rilevanza hanno i canti tradizionali, il suono delle melodie natalizie crea una suggestiva atmosfera con suonatori che percorrono le strade dei paesi, la mattina presto o la sera, per i giorni della novena, suonando la ninna e le canzoni popolari natalizie.

Sono le classiche pastorali o strhine (strenne) che animano i borghi calabresi, tradizione tipica del territorio, anche se la sua diffusione è limitata ai soli paesi interni, accompagnati dal suono dei sazeri, conosciuti come murtali o ammacca sali, cioè l’antico attrezzo in bronzo usato per ammaccare il sale.

Spesso al suono di questi strumenti si accompagnano una chitarra, un mandolino, un tamburello e una fisarmonica.

La strina viene effettuata nel periodo che va dalla serata della celebrazione dell’Immacolata Concezione (8 dicembre) all’Epifania (6 febbraio) dove  i suonatori portavano in ogni casa la notizia della nascita di Cristo, ottenendo in cambio uova, formaggio, olio, vino e salumi.

Il canto inizia augurando tante gioie e benedizioni per passare poi agli auguri singoli a ogni componente del nucleo familiare, cui si lega un augurio in rima, poi si passa alla richiesta dei doni che consisteva in beni di consumo e che oggi è l’invito a entrare nella casa alla quale si è augurata la fortuna per una buona bevuta in compagnia.

Ma se la porta si non si apre? In questo caso i cantaturi si vendicano con stornelli ricci di disgrazie, come Mienzu sta casa ci penna nu lazzu, quanno ti lavi ti vu spezzà nu vrazzu.

Simbolo della cucina natalizia calabrese sono le fritture, a cominciare dal cavolfiore e dalle zeppole, poi segue lo stoccafisso in umido oppure le salsicce con contorno di cime di rape ed il lampasciuni. La cena di Natale vede in tavola 13 pietanze basate su alimenti poveri, come la pasta al forno, polpettine di carne, salamino calabrese al peperoncino, seguono fritture di pesce, crostacei e gli avanzi del cenone della vigilia.

Altra traduzione è il presepe vivente, che nei giorni che precedono il Natale si effettua in diversi comuni, e che continua fino all’Epifania con l’arrivo dei Re Magi, sullo sfondo degli scorci di antichi borghi ottocenteschi appartenenti ai paesi in cui si tiene l’evento.

La scena teatrale vede i normali cittadini come attori che esprimono il loro contributo alla raffigurazione della vita quotidiana nella Natività, impersonando pastori e altri personaggi.

Oltre al Presepe Vivente tutte le comunità calabresi, con collaborazioni fra associazioni varie e parrocchie, creano un grande presepe ripercorrendo la storia con ambientazioni che ricreano la gioia del Natale.

Da vedere sono il Presepe di Panettieri (Cosenza), il Presepe di Caria (Vibo Valentia) e il Museo del Presepio di Reggio Calabria.