In un settembre di 118 anni fa moriva, nella sua casa di Parigi, Emile Zola, scrittore e saggista visse una vita controcorrente…

Emile Zola nacque a Parigi il 2 aprile del 1840 ma passò la sua infanzia ad Aix-en-provence, dove il padre, Francesco, un ingegnere italiano, lavorava alla costruzione del canale.

Il padre morì quando Emile aveva solo sette anni ma il ragazzo, grazie ad una borsa di studio, terminò i suoi studi in un collegio, dove divenne amico di Paul Cézanne.

Nel 1858, a diciotto anni, raggiunse la madre a Parigi, ma fu respinto per due volte all’esame di maturità e questo lo spinse ad abbandonare gli studi.

Zola nel 1862 trovò un impiego presso la casa editrice Hachette, dove ebbe molte relazioni letterarie e iniziò l’attività di giornalista, con una rubrica di cronaca letteraria per l’Evènement e collaborò con: Le Figaro, il Globe, La Cloche, il Sémaphore di Marsiglia, e il Messager de l’Europe.

Il suo primo romanzo, Thérèse Raquin, fu pubblicato nel 1867 e, traendo lo spunto da La Commedie humaine di Honoré de Balzac, lo scrittore cominciò a progettare un’epopea basata sulle vicende che coinvolgono una famiglia, i Rougon-Macquart, con due testi che fungono da prefazione al progetto La fortuna dei Rougon (1870) e Il romanzo sperimentale (1880).

Il ciclo, dopo il prologo, proseguì con diciannove romanzi, tra cui La cuccagna (1872), Il ventre di Parigi (1874), La conquista di Plassans (1875), L’Ammazzatoio (1877), Nanà (1880), Germinal (1885), La Bestia umana (1890) e Il dottor Pascal (1893).

Con il successo dei Rougon-Macquart Zola raggiunse l’indipendenza economica che sognava da tempo.

I lavori cui si dedicò dopo il ciclo dei Rougon-Macquart hanno come protagoniste le città di Roma (1895), Lourdes (1894) e Parigi (1898) e sono basati su un ritorno allo spiritualismo, che fu lo spunto per il successivo ciclo di romanzi sull’idea dei Quattro vangeli con Fecondità (1899), Lavoro (1900), Verità (1902), e Giustizia rimasto incompiuto.

Nel 1888 Zola conobbe Jeanne Rozerot, una delle cameriere della moglie Alexandrine,  che divenne la sua amante e che gli diede due figli.

Dopo la morte dello scrittore, Jeanne presenterà i suoi figli ad Alexandrine e i due bambini, dal 1906, porteranno il cognome paterno.

La vita di Zola venne però sconvolta dall’affaire Dreyfus, quando si schierò dalla parte del capitano Dreyfus, accusato di alto tradimento, ma in realtà vittima di una violenta campagna di antisemitismo.

Zola il 6 gennaio 1898 scrisse la famosa lettera J’accuse, lettera aperta al presidente della Repubblica, che fu la causa del deflagrare di un vero e proprio scandalo, poiché accusava i capi militari di essere i complici del crimine giudiziario di cui era vittima il capitano Dreyfus.

A causa della sua presa di posizione, l’ultimo periodo della vita dello scrittore fu funestato da due processi e alcuni mesi di esilio a Londra, accompagnati da odi e calunnie nei suoi confronti.

Émile Zola morì a Parigi il 29 settembre 1902 a causa delle esalazioni di una stufa, anche se, per il suo coinvolgimento nell’affaire Dreyfus, non è stato mai dissipato il sospetto che possa essere stato un omicidio.