Corti

Uno scrittore che raccontò il mondo della Brianza tra due guerre…

Eugenio Corti nacque, primo di dieci figli, a Besana in Brianza, 21 gennaio 1921, il padre Mario era un industriale che aveva cominciato a lavorare a tredici anni come garzone in un negozio tessile, poi, nel tempo, era riuscito ad acquistare, insieme ai fratelli, la fabbrica in cui lavorava.

Terminate le scuole elementari nel paese natale, a causa di una malattia del padre, nel 1931 fu iscritto al collegio San Carlo di Milano, dove frequentò il ginnasio e il liceo classico.

Nel 1940 gli studi si interruppero a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia e all’inizio del febbraio 1941 Corti si presentò alla caserma del Ventunesimo Reggimento Artiglieria Divisionale a Piacenza per un primo addestramento di sei mesi.

Seguirono altri sei mesi alla Scuola allievi ufficiali di Moncalieri, dove divenne sottotenente e nel frattempo inoltrò la richiesta di essere destinato al fronte russo.

Lo scrittore raggiunse quindi la Russia agli inizi del giugno 1942 e a luglio partecipò all’avanzata dal Donez al Don, poi il 16 dicembre iniziò la controffensiva russa e il 19 la ritirata degli italiani. Solo la sera del 16 gennaio Corsi riuscì a uscire dall’accerchiamento russo con pochi altri superstiti, trascorse una settimana nell’ospedale di transito di Leopoli, poi tre settimane all’ospedale Emma di Merano.

Il 26 luglio 1943 rifiutò la licenza che i medici dell’ospedale di Baggio avrebbero voluto accordargli per le condizioni di salute e, rientrato in caserma a Bolzano, venne trasferito a Nettunia, da cui, dopo l’8 settembre, si diresse verso il sud a piedi, in compagnia dell’amico Antonio Moroni, ed entrò volontario nei reparti nati per affiancare gli Alleati nella liberazione dell’Italia.

Finita la guerra e ritornato alla vita borghese, lo scrittore riprese gli studi, ottenendo la laurea in giurisprudenza nel 1947 e nel giugno dello stesso anno pubblicò presso Garzanti I più non ritornano, il suo primo libro, sulla ritirata di Russia.

Nel 1951 cominciò a lavorare nell’industria paterna, dove rimase per una decina di anni, mentre scrisse la tragedia Processo e morte di Stalin, rappresentata la prima volta nel 1962.

Agli inizi degli anni Settanta Corti maturò la decisione di dedicarsi completamente alla scrittura, con la mastodontica opera di Il cavallo rosso, saga di una famiglia lombarda dagli anni Trenta ai Settanta.

Gli undici anni di studio ed elaborazione dell’opera assorbirono completamente lo scrittore, dato l’enorme sforzo storico e documentario compiuto per presentare un romanzo che presentasse un’assoluta fedeltà agli avvenimenti, che vanno dalla seconda guerra mondiale agli anni del boom economico.

Tale attenzione al dato storico divenne una costante in tutta la produzione letteraria di Corti, una caratteristica comune al grande scrittore lombardo Alessandro Manzoni.

Gli unici rallentamenti dell’attività letteraria dello scrittore furono la sua partecipazione ai comitati antidivorzisti per il referendum del 1974 e nella redazione di una serie di articoli per il quotidiano L’Ordine di Como, a seguito della morte del direttore.

Nel 1983 Il Cavallo Rosso raggiunse la forma definitiva, ma sorsero tuttavia problemi di pubblicazione, che erano di natura politica ed economica.

Corsi si rivolse così a Cesare Cavalleri, direttore delle Edizioni Ares, una piccola casa editrice.

Il romanzo venne quindi pubblicato dalle Edizioni Ares nel maggio 1983 e riscosse un grande successo in Italia e all’estero, con traduzioni in spagnolo, francese, inglese, lituano, rumeno.

Dopo Il Cavallo Rosso Corti si dedicò alla creazione di un nuovo genere letterario, definito racconto per immagini, con opere come La Terra dell’Indio (1998), L’Isola del Paradiso (2000), Catone l’Antico (2005) e collaborò anche alla rivista Il Timone.

Lo scrittore fu insignito del Premio Internazionale Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica nel 2000 prima della morte, avvenuta nella sua Besana in Brianza il 4 febbraio 2014.