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Un uomo che sparì in una notte d’inizio primavera, portando con sé la storia di un periodo unico dell’Italia del Novecento…

Federico Caffè nacque il 6 gennaio 1914 a Castellammare Adriatico, da Vincenzo, ferroviere, e da Erminia Montebello.

Laureatosi a Roma nel 1936 in economia e commercio, l’anno seguente entrò come impiegato alla Banca d’Italia e nel 1939 divenne assistente volontario di politica economica presso la facoltà di Economia e commercio di Roma.

Richiamato alle armi nel 1940, dopo l’8 settembre 1943 Caffè divenne uno sbandato, ed entrò poi in clandestinità.

Dopo la liberazione di Roma fu il capo della segreteria particolare del ministro dei Lavori pubblici, Meuccio Ruini e nel 1947-48 fu un borsista alla London school of economics.

Libero docente di politica economica e finanziaria dal 1949, dal 1951 al 1955 fu il professore incaricato di economia politica nella facoltà di Giurisprudenza di Bologna e nel 1954 vinse, come primo della terna, il concorso di politica economica e finanziaria bandito dalla facoltà di Economia e lingue di Venezia, ma la facoltà chiamò al suo posto Innocenzo Gasparini.

Caffè fu poi chiamato come professore straordinario di politica economica e finanziaria presso la facoltà di Economia e commercio di Messina e nel 1956 si trasferì alla cattedra di economia politica della facoltà di Giurisprudenza di Bologna, e nel 1959 a quella di politica economica e finanziaria della facoltà di Economia e commercio di Roma.

Fu uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana in Italia, occupandosi di politiche macroeconomiche che di economia del benessere e al centro delle sue riflessioni economiche ci fu sempre la necessità di assicurare elevati livelli di occupazione e di protezione sociale, soprattutto per i più deboli.

Dal 1965 al 1974 fu il direttore dell’Ente per gli studi monetari, bancari e finanziari Luigi Einaudi di Roma, oltre ad essere socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1970 e socio nazionale dal 1986.

Negli ultimi anni Caffè viene colpito da una serie di eventi dolorosi, che lo gettarono in una profonda depressione e ciò sfociò nella sua misteriosa scomparsa dalla casa di Via Cadlolo, un’elegante strada di Monte Mario, avvenuta il 15 aprile1987.

A uno dei più cari amici, il Professor Carlo Ruini, aveva rivelato in una lettera di essere in ansia per le proprie condizioni finanziarie che sarebbero state insufficienti ad affrontare la vecchiaia, ma fu poi appurato che il grande economista non aveva alcun ragionevole motivo di temere per il futuro.

A un suo allievo Caffè confidò in più occasioni quanto fosse per lui doloroso smettere di insegnare, forse la più grande delle sue passioni.

Il grande economista scomparve alle prime luci dell’alba el fratello, che dormiva nella stanza a fianco, sul comodino trovò l’orologio, i documenti e gli occhiali che Federico usava per leggere.

Gli studenti di Caffè setacciarono la città di Roma nei giorni successivi alla scomparsa, ma non approdarono a nulla.

A Federico Caffè è dedicata la Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre, la Biblioteca del Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università La Sapienza di Roma e l’Aula magna della facoltà di Economia dell’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Pescara e anche l’Istituto Tecnico Superiore di Roma, nel quartiere Monteverde di Roma, è a lui intitolato.