Domenica 10 novembre a Rivanazzano Terme, sulle colline dell’Oltrepò Pavese, si terrà la storica festa di San Martino, simbolo della tradizione popolare.

A San Martino oche, castagne e vino, dice un proverbio che ricorda i frutti di stagione e l’animale che simboleggia il santo nell’iconografia, poiché la leggenda narra che fu lo starnazzare dei pennuti a rivelare il luogo in cui si era nascosto San Martino per evitare la nomina a Vescovo di Tours.

Una volta era un giorno di precetto, festeggiato con fiere e banchetti, innaffiati di vino appena spillato ed era l’inizio delle scuole e delle attività dei tribunali, il giorno del rinnovo dei contratti agrari, di trattazione di fittanze e quindi, per qualcuno, giorno di trasloco.

A Rivanazzano questa ricorrenza è da anni la presentazione dei prodotti locali quasi estinti, come le pere ghiacciolo o le campana, le mele carle e tanta frutta e verdura esclusa dalla produzione di oggi.

È un’occasione per conoscere i prodotti tipici della Valle Staffora, sia dell’agricoltura sia dell’artigianato, con la distribuzione di caldarroste e le degustazioni dei vini novelli, oltre a mostre-mercato di hobby e bricolage e la benedizione dei mezzi agricoli che hanno lavorato la terra e i frutti durante l’ultimo raccolto.

Rivanazzano Terme si trova a pochi chilometri da Voghera sulle colline dell’Oltrepò Pavese, l’area delimitata a Nord dal Po, a Ovest dal Piemonte e a Est dall’Emilia, con la caratteristica forma a triangolo, o meglio, a grappolo d’uva, la cui punta si appoggia sull’Appennino Ligure.

Terra ricca di tradizione e produzioni, l’Oltrepò Pavese ha un paesaggio diversificato, che varia dalla pianura all’Appennino, dai filari dei vigneti ai boschi, dalle ampie campagne ai prati, con ospitalità e accoglienza, suggerendo originali percorsi e suggestivi itinerari.

Un tempo Rivanazzano era conosciuta come Vico Lardario, citata prima dell’anno mille come Locus Ubi lardum servatur e ritenetur, atque, ade o cameas coeterae (un luogo d’allevamento di suini) poi nel Medioevo fu Ripa di Nazzano, e infine Rivanazzano.

Fino al XVII secolo era cinta da mura che proteggevano il castello, di cui oggi rimane l’antica torre, ed era al centro di varie contese con Voghera, per l’utilizzo delle acque dello Staffora e spesso veniva occupato dalle bande che saccheggiavano i territori dell’Appennino.

Il borgo fu un feudo dei Malaspina e, dopo diverse vicende, divenne un possedimento dei Rovereto, marchesi di Genova, proprietari di alcuni edifici del comune.

Nel territorio di Rivanazzano si trova il Castello di Nazzano, che domina dall’alto la Valle Staffora, fortificato da Gian Galeazzo Visconti con il ruolo fondamentale di avamposto dell’Appennino, sempre vigile verso la pianura.