Ero a Galliate, sulle orme del grande Achille Varzi, quando un cartello turistico m’indusse a percorrere una strada mai conosciuta e a scoprire un vero gioiello.

Un viale alberato a Galliate, in provincia di Novara, conduce alla chiesa campestre di San Pietro in Vulpiate, oggi nota come il santuario del Varallino, omaggio al Sacro Monte di Varallo Sesia. 

L’edificio attuale, dedicato a Maria Vergine, sorge dove un tempo c’era una piccola cappella con l’immagine della Vergine Maria che donava al Bambino una pera, ritenuta miracolosa, costruzione risalente al XV secolo e che si può vedere nel coro della chiesa.

Una leggenda narra che una nobildonna romana, posseduta dal demonio, si recò alla cappella per chiedere la guarigione e, mentre arrivava all’edificio, fu sbalzata dalla carrozza, ma senza farsi alcun male, anzi subito dopo si rese conto di essersi liberata dallo spirito maligno.

La donna attribuì il miracolo alla Vergine, così lasciò una cospicua offerta per l’ampliamento della piccola chiesetta.

Nel 1593 alla nuova chiesetta, dalla pianta ottagonale, si aggiunse l’attuale edificio di forma ellittica con le dieci cappelle ai lati, opera del valente architetto milanese Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi.

All’inizio del Seicento Don Francesco Quagliotti si adoperò instancabilmente per completare la nuova grande chiesa, lavoro che solo alla fine dell’Ottocento giunse a complimento.

Presso il santuario lavorarono tanti artisti, come lo scultore e statuario romano Dionigi Bussola (1612-1687), allievo del Bernini, dal 1669 al 1671, e del neoclassico Giosué Argenti (1838-1842), il milanese Giovanni Battista Dominioni (1693), Grazioso Rusca e Francesco Antonio Biondi (1795) e Magno Cogliati da Canegrate (1798).

Vi operò anche il pittore valsesiano Lorenzo Peracino (1710-1789), che nella cupola dipinse l’Incoronazione della Vergine e il Paradiso, oltre ad affrescare le due sacrestie con l’aiuto del figlio Giovanni Battista tra il 1780 e il 1781, con i Misteri della Luce e altri episodi della vita pubblica di Gesù.

La facciata del santuario, progettata dal galliatese Ercole Marietti, ha un pronao a sei colonne e un ampio frontone ornato da statue sia alla sommità che ai lati, è di stile neoclassico, mentre sul lato destro si vede il campanile, progettato nel 1859 dall’architetto Giacomo Moraglia, al posto di quello più piccolo posto sulla facciata della chiesa.

Sopra la porta d’ingresso c’è un affresco del pittore Pinoli raffigura la fuga di San Pietro (1625) poi si accede all’interno a pianta ellittica, dominato da un’ampia volta.

Le decorazioni delle lesene e delle pareti e la doratura dei capitelli, terminate nel 1850, sono un lavoro dello stuccatore Jachetti da Riva Valsesia, mentre i ferri battuti della scala a chiocciola e della ringhiera sotto la volta sono di Francesco Ugazio.

Sul lato destro si notano le cinque cappelle dei Misteri Gaudiosi, sul sinistro quelle dei Misteri Dolorosi e in fondo, nel presbiterio, ci sono i Misteri Gloriosi, mentre le sacrestie sono affrescate con scene evangeliche.