Nella Giornata mondiale del Libro ricordiamo la vita di un uomo che, dall’Egitto dei primi del Novecento, raccontò il mondo che cambiava in tutte le sue forme con il mezzo espressivo della poesia…

Giuseppe Ungaretti nacque l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da Antonio Ungaretti e Maria Lunardini, originari di Lucca, che si erano trasferiti in Africa per lavoro.

Il padre, che lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez, morì in un incidente, così la madre dovette mandare avanti la famiglia lavorando in un negozio della periferia di Alessandria.

Il piccolo Giuseppe venne allevato da una balia sudanese e da Anna, un’anziana croata, grande narratrice di favole.

Ormai cresciuto, il poeta frequentò l’Ecole Suisse Jacot, dove conobbe per la prima volta la letteratura europea.

Si trasferì per compiere gli studi di diritto a Parigi, presso la facoltà di lettere della Sorbona, poi frequentò i caffè letterari e divenne un grande amico del poeta Apollinaire.

Malgrado la lontananza dall’Italia Giuseppe rimase in contatto con il gruppo fiorentino che, staccatosi dalla Voce, aveva fondato la rivista Lacerba, dove nel 1915 pubblicò le prime liriche. Dopo essere stato richiamato, il poeta fu inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne.

La prima poesia dal fronte è del 22 dicembre 1915, punto di origine di Il porto sepolto, poi L’allegria, che fu pubblicata presso una tipografia di Udine, a cura di Ettore Serra, giovane tenente.

Ungaretti cosi aprì la strada all’ermetismo, con liriche brevi, spesso ridotte a una sola preposizione, ma che esprimono forti sentimenti.

Il poeta venne poi trasferito a Roma e su incarico del Ministero degli Esteri si dedicò alla stesura del bollettino informativo quotidiano, mentre collaborava alle riviste La Ronda, Tribuna e Commerce.

Ungaretti poi a La Spezia nel 1922 pubblicò una nuova edizione di L’Allegria, con le liriche composte tra il 1919 e il 1922 e la prima parte di Sentimento del Tempo, che vide l’inizio della sua seconda fase poetica, dove le liriche sono più lunghe e le parole ancora più ricercate.

Nel 1932 il poeta pubblicò con Vallecchi Sentimento del Tempo e il volume Quaderno di traduzioni con testi di Gòngora, Blake, Eliot, Rilke, Esenin.

Il Pen Club lo invitò a tenere una serie di lezioni in Sud America e in Brasile gli fu assegnata la cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di San Paolo, che tenne fino al 1942.

Nel 1937 Ungaretti perse il fratello Costantino, per cui scrisse le liriche Se tu mio fratello e Tutto ho perduto e di lì a poco, per un’appendicite malcurata, morì in Brasile anche il figlio Antonietto, a soli nove anni.

Rientrato in patria il poeta venne nominato Accademico d’Italia e gli fu conferito un insegnamento universitario a Roma, mentre Mondadori iniziò la pubblicazione delle sue opere con la serie Vita d’un uomo.

Gli ultimi anni di vita del poeta lo videro presidente della Comunità europea degli scrittori e inoltre tenne presso la Columbia University una serie di lezioni, stringendo amicizia con letterati e pittori beat del Village newyorkese.

Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1 gennaio 1970 Ungaretti scrisse l’ultima poesia L’impietrito e il velluto, poi tornò negli Stati Uniti per ricevere un premio all’Università di Oklahoma.

A New York il poeta per un malore venne ricoverato in clinica e, dopo essere tornato in Italia, mori a Milano nella notte dell’1 giugno 1970.