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Il Backgammon è uno dei giochi più antichi, noto per il suo perfetto equilibrio fra abilità e fortuna, infatti può capitare che il giocatore più forte vinca il maggior numero di partite, ma spesso può succedere che il novellino batta il campione.

Nel Backgammon l’abilità consiste soprattutto nell’ottimizzazione delle chance, nel fare in modo che fra tutti i possibili tiri di dadi il maggior numero sia a proprio favore.

Le origini del Backgammon risalgono ai tavolieri egizi del Senet, datati al 3000 a.C., dopo che una serie di studi recenti ha confermato i collegamenti con il Gioco di Ur delle tombe sumere, fino ai giochi praticati duemila anni fa dai romani, chiamati Alea, Tabula e Ludus Duodecim Scriptorum e certamente imparentati al Backgammon.

Qualche secolo più tardi, a Bisanzio, anche l’imperatore d’Oriente Zenone si dedicò al gioco della Tabula, infatti, un suo sfortunato tiro di dadi è ricordato in un epigramma di Agazia.

Un gioco che ricorda il Backgammon è il Nard, che dalla Persia si diffuse in Medio Oriente e un po’ in tutta l’Asia, ed è di una precisione straordinaria la descrizione che c’è per esempio nel testo indiano Manasollasa.

Dall’India il gioco arriva in Cina, dove diventa popolare nel primo millennio, e in Giappone, quando assume il nome di Sugoroku, poi è praticato in Grecia, ma l’effettiva diffusione in Europa comincia col ritorno dei crociati.

Nel Medio Evo, mantenendo il nome Tabula, fu uno dei passatempi preferiti delle classi agiate, malgrado una lunga serie di proibizioni, derivanti soprattutto dalla Chiesa, come dimostra il Libros de los Juegos redatto nel 1283 per conto di Alfonso X, detto il Savio, re di Castiglia e Leon.

Sebbene le regole di base fossero ormai note da secoli, la prima registrazione della parola Backgammon risale al 1645 e ci sono varie ipotesi per spiegarne il significato.

Una è back, nel significato di indietro, più gamen, cioè gioco in inglese medievale, con un riferimento alle pedine che a volte devono ricominciare a fare tutto il percorso e un’altra si riferisce al fatto che il gioco si trovava spesso nel retro delle scacchiere.

Un’ultima ipotesi, meno attendibile, si riferisce alle parole gallesi bach (piccola) e cammon (guerra).

In Francia una variante del gioco si chiama Trictrac, per via del rumore provocato dai dadi che rotolano sul tavoliere di legno, ed ebbe un grande successo soprattutto nel Settecento alla corte real e in Italia il gioco assunse anche i nomi di Sbaraglino e Tavola reale.

Nel Settecento è ormai ampiamente diffuso in tutta Europa, come testimonia Giacomo Casanova nella Storia della mia vita, ma verso la fine dell’Ottocento il gioco praticamente scompare, ricominciando a diffondersi solo agli inizi degli anni Settanta del Novecento, attraverso gli Stati Uniti, dove negli anni Venti, con l’introduzione del dado del raddoppio, era stata compiuta l’ultima e decisiva tappa sulla via del Backgammon di oggi, poi tramite i paesi del Mediterraneo Orientale, dove è diffusissimo col nome di Tavli ed è praticato da tutte le classi sociali.