Grande e solenne, il duomo di Novara ha una storia lunghissima, che parte dall’Alto Medioevo…

Fu il primo vescovo San Gaudenzio tra il 350 e il 400 a proporre la costruzione, grazie alle sovvenzioni imperiali, della Basilica, del Battistero, e della Domus Episcopalis, cuore del centro storico della città piemontese.

Tra l’XI e il XII secolo, la cattedrale fu demolita per essere sostituita da una costruzione in stile romanico e papa Innocenzo II la consacrò il 17 aprile 1132.

La nuova chiesa era a croce latina, con tre navate e matronei, e aveva la facciata preceduta da un quadriportico, affiancato da due torri che raccordavano le navate con i matronei.

Nel 1580, due anni dopo il passaggio di San Carlo Borromeo in viaggio per Torino, per ordine del vescovo Francesco Bossi fu demolita la vecchia abside, sostituita da un nuovo coro a pianta rettangolare.

Il vescovo Carlo Bascapè, nella prima metà degli anni Novanta del Cinquecento fece costruire un nuovo altare maggiore e il vescovo Benedetto Odescalchi nel 1680 restaurò il tiburio dotandolo di una lanterna.

Nel XVIII secolo, su un progetto di Benedetto Alfieri, la cattedrale venne rimodellata in stile barocco, mantenendo le sue strutture originarie.

I lavori, arrestati nel 1792, ripresero nel 1831 su un progetto dell’ingegner Melchioni, che realizzò il nuovo coro, il cui altare, consacrato nel 1836, fu progettato dal giovane architetto Alessandro Antonelli, che ideò tra il 1854 e il 55 la nuova cattedrale.

Nel 1857 fu demolito il quadriportico, poi ricostruito in forme neoclassiche, mentre a partire nel 1865 furono demolite le navate e la cupola della cattedrale romanica.

Lungo il lato affacciato sulla piazza della Repubblica l’edificio ha da un portico con colonne lisce e capitelli corinzi, poi sotto al portico si trova l’accesso al sagrato, chiuso da una cancellata e circondato da un secondo porticato.

L’ingresso è situato sotto un pronao, con quattro imponenti colonne scanalate, ornate da capitelli corinzi, che sorreggono un frontone di forma triangolare, mentre l’interno è diviso in tre navate da colonne in stucco in finto marmo.

Nella navata di sinistra ci sono la Cappella di San Giuseppe, con la tela di Carlo Francesco Nuvolone raffigurante l’Adorazione dei Magi, commissionata a sostituzione della pala del Tiziano andata perduta a causa di un incendio nel XVII secolo, la Cappella di San Gaetano, che conserva la tavola cinquecentesca di Sperindio Cagnoli raffigurante l’Ultima Cena e il busto reliquiario di San Bernardo da Mentone.

Dopo la Cappella della Madonna delle Grazie, in testa alla navata c’è la Cappella di San Agabio, che conserva le reliquie del santo novarese, raffigurato nella statua dei fratelli Collino.

Il presbiterio, rialzato rispetto al resto dell’aula, conserva l’antico pavimento musivo dell’antico duomo paleocristiano a tessere bianche e nere in opus tassellatum databile al 1132 con la raffigurazione al centro dei progenitori Adamo ed Eva e dei quattro fiumi del Paradiso.

Nel coro ci sono le tele seicentesche del milanese Filippo Abbiati e di Melchiorre Gherardini mentre negli ultimi anni è stato collocato il dipinto San Francesco riceve le stimmate del Guercino.