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La lingua ladina fa parte delle lingue romanze ed è parlata da circa 30.000 persone nelle Dolomiti, precisamente in Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Livinallongo del Col di Lana e Ampezzo, e deriva dal latino volgare.

Nella seconda età del Ferro (500-15 a.C.) almeno parte della zona ladina apparteneva alla cultura di Fritzens-Sanzeno, forse quella dei Reti, stanziati nella zona che in seguito fu il Tirolo, che usavano un alfabeto molto simile all’etrusco.

I Romani avviarono campagne contro le popolazioni insediate nelle Alpi già prima del 15 a.C., quando riportarono una vittoria decisiva in pianura sui Reti e i Vindelici, dove l’Isarco sfocia nell’Adige.

In questo momento il ladino, o retoromanzo, raggiunse la massima espansione geografica della sua storia, e occupava gran parte delle Alpi, dal lago di Costanza a nord, al San Gottardo a ovest, fino alla regione adriatica dell’Istria a sud-est e al Danubio a nord-est.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, le valli intorno agli attuali distretti ladini furono occupate dai Longobardi e, successivamente, dai Bavaresi; verso la fine dell’VIII secolo, poi Carlo Magno conquistò tutta la regione incorporandola nella Francia.

Durante questo periodo, furono introdotti il sistema feudale e la divisione in contee.

Nel 1027 il vescovo di Bressanone fu nominato Signore dei distretti Inn e Isarco dall’Imperatore e nel 1091 gli fu consegnata anche la Val Pusteria insieme alla Val Badia.

La Val Badia fu divisa tra due domini, il lato sinistro della valle apparteneva alla Signoria di Tor e quindi al vescovo di Bressanone, il lato destro apparteneva al vescovo, ma era gestito anche dalle monache benedettine di Sonnenburg.

Nel 1363 tutto il Tirolo fu assegnato all’impero asburgico e nel 1511 anche Ampezzo fu occupato dalle truppe tirolesi e passò all’Austria come le altre valli ladine.

Le guerre napoleoniche videro nel 1806 il Tirolo passare alla Baviera e, nel 1809, la popolazione ladina prese parte alla rivolta di Andreas Hofer per liberare il Tirolo.

Nel 1810 Ampezzo, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e la Val di Fassa vennero incorporati nel Regno d’Italia di Napoleone e nel 1813 tornarono all’Austria fino alla prima guerra mondiale.

La prima guerra mondiale vide più di 1.050 ladini perire nel conflitto, mentre un gran numero di villaggi, soprattutto a Livinallongo del Col di Lana, furono quasi interamente distrutti.

Nel 1922 il partito fascista al potere avviò una politica d’italianizzazione forzata e decise di assegnare alla popolazione ladina tre diverse province, la Val Badia e la Val Gardena alla provincia di Bolzano, Livinallongo del Col di Lana e Ampezzo a Belluno e la Val di Fassa a Trento.

Cosi i ladini si trovarono sotto pressione tra il fascismo e dall’altro il nazismo, che elaborò una strategia per risolvere i problemi delle minoranze nota come l’Opzion, dove alla parte non italiana dell’Alto Adige fu chiesto di spostarsi nel Reich tedesco e lasciare le proprie case, oppure accettare ed esercitare l’italianizzazione del Tirolo.

L’attuazione dell’Opzione venne limitata dallo scoppio della seconda guerra mondiale e l’8 settembre, con la fondazione della zona d’operazioni delle Prealpi, completamente abbandonata. Dopo la fine della guerra, nel 1946 circa 3.000 ladini si riunirono presso il Passo Sella per protestare contro la scissione nelle tre province, attuata dal governo italiano a seguito del frazionamento fascista.

Le richieste della popolazione ladina non furono ascoltate, ma un piccolo passo verso i diritti delle minoranze fu intrapreso nel 1948, con la prima versione di uno Statuto di autonomia delle province di Bolzano-Trento.

Solo con il secondo Statuto di autonomia del 1972 si trovò una solida base per il riconoscimento ufficiale dei ladini, con l’insegnamento della lingua ladina nella scuola e il diritto alla toponomastica ladina e ai media nella loro lingua madre. Nel corso del tempo, questi diritti delle minoranze si sono lentamente espansi ai ladini delle province di Bolzano e Trento, mentre Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia non hanno potuto fino ad oggi aspirare a tali successi.