Poco dopo la fine della prima guerra mondiale, nel 1919 il Touring Club Italiano decise di costruire una colonia montana per aiutare i bambini orfani di guerra, bisognosi o figli di combattenti.

L’idea si concretizzò grazie al commendatore Chini di Ganna, un ricco industriale varesino che offrì parte dei terreni che possedeva in Valganna, a poca distanza dal lago Maggiore e da Varese, nella zona del Piambello.

Il Piambello era molto rinomato come località turistica perché, oltre alla natura del paesaggio, sereno e invitante, il clima è molto salubre, caratterizzato da un basso grado di umidità e dall’azione mitigatrice del lago, con inverni miti ed estati fresche.

Grazie all’ospitalità degli abitanti verso la fine dell’Ottocento ebbe inizio la costruzione di grandi alberghi, come il Viggiù, il Milano a Saltrio, il Piambello a Boarezzo, il Gambero alle grotte di Valganna e il Grande Albergo di Marchirolo.

Nel 1912 fu inaugurato a Viggiù il Grand Hotel delle Prealpi, classificato all’epoca come di seconda categoria, che accoglieva i numerosi villeggianti sia durante la stagione estiva sia autunnale.

Il Piambello, a Boarezzo di Valganna, aveva 70 camere, la sala da pranzo ospitava oltre 200 persone e nel parco si poteva usufruire del campo da tennis e del campo da bocce.

C’erano anche residenze private destinate ai periodi di villeggiatura da aprile a ottobre, gli ospiti degli alberghi e i proprietari delle ville provenivano da Milano e dal Varesotto.

Presso il Villaggio alpino del Touring Club Italiano i bimbi passavano sul Piambello la villeggiatura, che durava un mese, sia in estate sia in inverno, che per loro rappresentava un’occasione per giocare, studiare e trascorrere periodi felici nel verde.

All’interno della struttura c’era il necessario per ospitare i bambini, con il refettorio, i dormitori, la chiesetta e un padiglione-ospedaletto.

Nell’estate 1921 arrivò la prima comitiva di cinquanta bambini da Milano, seguiti dalle mammine, cioè le educatrici volontarie che prestavano servizio al villaggio.

Il villaggio nel corso degli anni si ampliò e nell’estate del 1922, grazie alle donazioni dei benefattori, si attrezzò con illuminazione, docce, orto, stalla per le mucche, lavanderia e cinematografo, poi nel 1928 fu dotato di un edificio per la scuola e di un secondo acquedotto.

Nelle domeniche d’estate i bambini facevano gite al Monte Piambello, all’Alpe del Tedesco o al Belvedere di Marzio, perfino la Vetta del Poncione di Ganna, mentre in inverno si divertivano sulla neve con sci e slittini.

Durante la settimana, le giornate cominciavano con la preghiera alla cappella e la colazione al refettorio, seguivano poi i giochi e la passeggiate all’aperto, i bagni di sole e la ginnastica ritmica.

Il villaggio alpino fu chiuso alla fine degli anni Ottanta e, in trent’anni di attività, ospitò circa 12.000 bimbi.