Fino al 1 novembre, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una retrospettiva dedicata alla fotografa austriaca Inge Morath (Graz, 1923 – New York, 2002), prima donna dell’agenzia Magnum Photos.

Attraverso 150 immagini e documenti originali, l’esposizione, curata da Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl, e Marco Minuz, col supporto del Forum austriaco della cultura, ripercorre il cammino professionale di Inge Morath, dagli esordi al fianco di Ernst Haas e Henri Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue, attraverso i suoi principali reportage di viaggio, che preparava con cura maniacale, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava, come l’Italia, la Spagna, l’Iran, la Russia, la Cina.

Il percorso espositivo presenta alcuni dei suoi reportage più famosi, come quello realizzato a Venezia nel 1953, con immagini in luoghi meno frequentati e nei quartieri popolari della città lagunare, con le persone nella loro quotidianità.

In Spagna, paese che visitò spesso, nel 1954 fu incaricata di riprodurre alcuni dipinti per la rivista d’arte francese L’Oeil e di ritrarre la sorella di Pablo Picasso, Lola, restia a farsi fotografare, ma anche della Romania comunista, della natia Austria, del Regno Unito.

Non manca una sezione dedicata a Parigi, uno dei luoghi del cuore di Inge Morath, dove incontrò i fondatori dell’agenzia Magnum: Henri Cartier-Bresson, David Seymour e Robert Capa, dove le venivano affidati lavori minori come sfilate di moda, aste d’arte o feste locali, ma emerge chiaramente il suo interesse per gli aspetti bizzarri della vita quotidiana.

Il sogno di Inge Morath fu sempre quello di visitare la Russia si avvicinò a questo paese studiandone la cultura e la lingua prima del suo primo viaggio, avvenuto nel 1965, in compagnia di suo marito, Arthur Miller, presidente del PEN club,  un’associazione internazionale non governativa di letterati, dove ebbero l’opportunità di conoscere gli artisti e intellettuali russi oppressi dal regime, oltre che portare a termine programmi ufficiali.

Inge Morath in Iran riuscì ad approfondire la conoscenza di quella regione, muovendosi all’interno della dimensione femminile e il rapporto fra le vecchie tradizioni e le trasformazioni della moderna società industriale in una nazione fortemente patriarcale, mentre a New York nel 1957 realizzò un reportage per conto della Magnum sul quartiere ebraico, sulla vita quotidiana della città, oltre a ritratti di artisti con cui strinse amicizia.

Dopo il matrimonio con lo scrittore Arthur Miller, nel 1962, Morath si trasferì in un’isolata fattoria a Roxbury, a circa due ore di auto da New York, dove crebbe i suoi due figli Rebecca e Daniel.

La mostra dà inoltre ampio spazio al ritratto, con personaggi celebri, come Igor Stravinsky, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Jean Arp, Alexander Calder, Audrey Hepburn, ma anche le persone semplici incontrate durante i suoi reportage.

Una sezione propone la serie di ritratti mascherati nati dalla collaborazione con il disegnatore Saul Steinberg nel suo primo viaggio a New York, che hanno in comune il fatto di essere ambientati nella vita quotidiana newyorkese.

Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso lunedì (eccetto festivi). La biglietteria chiude alle 17.30

Biglietto: Museo Diocesano + mostre intero: € 8, ridotto: € 6. Dal 6 luglio al 14 settembre, la mostra sarà aperta solo in orario serale, dalle 18 alle 22