interno fenice

Niente potrà cancellare l’immagine della Fenice devastata, scheletrica, vuota….

Era il maggio del 1996, una gita scolastica per festeggiare la fine della scuola media, una meta canonica Venezia.

E l’avevamo girata proprio tanto, su e giù per le calli e i ponticelli, ormai carichi di souvenir, e poi il cielo stava diventando cupo, si annunciava un temporale, era quasi ora del traghetto che ci avrebbe riportato al pullman. Qualcuno disse andiamo a vedere la Fenice…solo in due o tre aderimmo all’invito.

Non ho mai dimenticato quell’immagine, quel teatro vuoto di vita, scheletrico, cui le ombre delle nuvole scure davano un aspetto ancora più triste.

Stava là, ferito gravemente, ma maestoso con le sue mura annerite, gli infissi rovinati, le macerie ancora da rimuovere.

Nel suo nome una predestinazione, come non pensare che era già successo tanto tempo prima, come non pensare alla Fenice che risorge dalle proprie ceneri….

La storia straordinaria di questo teatro, uno dei più belli e primo teatro lirico di Venezia, inizia alla fine del Settecento, con i lavori promossi dalla Nobile Società partendo da un progetto dell’architetto neoclassico Gianantonio Selva.

Venne inaugurato il 16 maggio 1792, nel corso dei festeggiamenti della tradizionale festa della Sensa, con la prima di I giochi di Agrigento, scritta da Giovanni Paisiello su libretto del conte Alessandro Pepoli.

Ma il destino era scritto nel suo nome……

Il primo incendio avvenne il 13 dicembre 1836 e della Fenice rimasero solo parte dell’ingresso e i muri perimetrali.

Il teatro venne subito riedificato dagli ingegneri Tommaso e Giovanni Battista Medusa, seguendo il progetto del teatro originale.

Per tutto l’Ottocento alla Fenice ci furono i debutti di alcune delle opere liriche più belle di sempre, come quelle di Gioacchino Rossini, con Tancredi, Sigismondo e Semiramide, Vincenzo Bellini con I Capuleti e i Montecchi e Beatrice di Tenda e Giuseppe Verdi, con Ernani, Attila, Rigoletto, La Traviata e Simon Boccanegra.

Inoltre nel corso della breve Repubblica di Daniele Manin vennero tenuti dei concerti allo scopo di raccogliere fondi per la lotta contro gli Austriaci.

Ma il 29 gennaio 1996, un secolo e mezzo dopo il primo incendio, la Fenice rimase vittima di un secondo drammatico rogo.

Le indagini stabilirono che il fuoco era stato provocato da due elettricisti che, avendo accumulato dei ritardi nel corso di una serie d’interventi di ristrutturazione e adeguamento, per non rischiare una penale, provocarono un incendio, che doveva essere piccolo, allo scopo di causare un ritardo dovuto a cause di forza maggiore. Ma il fuoco andò fuori controllo e i danni enormi.

Per otto anni si lavorò alla riedificazione del teatro, nel durante, le varie rappresentazioni vennero spostate tra il Palafenice, una struttura provvisoria collocata al Tronchetto, e lo storico Teatro Malibran.

Finalmente, presente il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la Fenice venne riaperta il 14 dicembre 2003, con un concerto diretto da Riccardo Muti, che diede il via alla settimana inaugurale.

L’avancorpo del Teatro, con una facciata che si affaccia sul Campo San Fantin dove è l’ingresso principale, conduce all’atrio e al foyer, che portano alle Sale Apollinee, la zona più devastata dall’incendio del 1996, che fu centro di un lungo intervento conservativo per le parti residue e una ricostruzione filologica delle rimaste, usando materiali e tecniche tradizionali.

Un tempo laboratorio scenografico, oggi il sottotetto ospita una sala espositiva, che viene usata per vari eventi culturali, tenuti sotto le sue imponenti capriate lignee a vista.

Il cuore della Fenice è la sala teatrale, del tutto distrutta dall’incendio del 1996 e oggi rimessa a nuovo con un’accuratissima ricostruzione filologica, con i cinque ordini di palchi, fatti di cartapesta e legno, e un nuovo uso del legno, allo scopo di avere la migliore resa acustica possibile.

Nel corso del progetto è stata ripristinata anche la storica entrata d’acqua dal rio prospiciente il teatro, che non era stato più usato dalla fine dell’Ottocento.

Il piano sottoplatea oggi ospita delle sale prova per gli strumentisti che permettono ai professori d’orchestra di arrivare al golfo mistico senza interferire con la sala.

La Torre Scenica, dopo l’incendio del 1996, nel corso del restauro è stata del tutto rinnovata, con una migliore interazione con le strutture murarie allo scopo di sfruttare meglio il palcoscenico e i vani usati per il ricovero delle scene.

Addossata alla Fenice, è l’ala Nord, che fin dalla fine del Settecento è legata a doppio filo con la zona del palcoscenico e che ha visto una profonda rielaborazione, adeguando le scale di sicurezza e i sistemi di risalita alle norme attuali.

Nell’ala Sud, oltre agli uffici gestionali del Teatro, c’è la Sala Nuova o Sala Rossi, con una zona in piano per l’orchestra, e un ballatoio a gradoni per i coristi o per il pubblico usato nel corso dell’esecuzione di concerti da camera o conferenze, oltre a una quinta scenografica interna che riproduce un frammento della Basilica Palladiana di Vicenza, che rende la stessa acustica della sala teatrale.