A Riparbella, in provincia di Pisa, venerdì 27 dicembre sarà la festa del patrono San Giovanni Evangelista, quando per tutta la giornata le vie del borgo saranno ricche di eventi, mercatini, gruppi folkloristici, mostra di arte e i vari presepi.

Situato sulle pendici meridionali del Poggio di Nocola, Riparbella si è sviluppata lungo la strada sul crinale di un dorso collinare.

Nel suo territorio sono stati ritrovati alcuni reperti antichi, come quattro pregevoli vasi e due asce di piombo del VIII secolo a.C. e a Belora, lungo la Via Salaiola, furono scavate nel secolo scorso numerose tombe etrusche e nel 1964 una tomba di età romana.

Il primo documento storico che menziona Riparbella è del 1125, su una lite nata tra il pievano di Vallinetro e i monaci di Ripabella, che avevano il monastero in una località oggi chiamata Poggio ai Frati.

Nel corso del primo secolo dopo il Mille, l’arcivescovo di Pisa comprò le terre di Riparbella e di molti castelli intorno, come Belora, Pomaia e Santa Luce, in modo da avere su queste terre non solo la giurisdizione ecclesiastica, ma anche quella temporale, con il diritto di infliggere pene pecuniarie e corporali, fino alla pena di morte.

Durante il XIII secolo sorsero contrasti tra l’arcivescovo e il Comune di Volterra per il dominio dei castelli di Riparbella, Strido, Mele e Montevaso.

Nel 1345 Riparbella non partecipò alla rivolta dei castelli dei conti di Montescudaio – Della Gherardesca contro la Repubblica di Pisa, ma nel 1406 si sottomise alla Repubblica di Firenze il 21 marzo, sette mesi prima che Pisa cadesse sotto il dominio fiorentino.

In seguito nel 1477 fu occupata dalle truppe di Alfonso di Aragona, re di Napoli, ma già l’anno dopo fu riconquistata dall’esercito di Firenze.

Nel 1594 i pisani si sollevarono contro Firenze e anche Riparbella si ribellò al dominio fiorentino, ma alla fine dello stesso anno i fiorentini ripresero il controllo della situazione.

Sotto la Repubblica dì Firenze Riparbella ebbe lo status di libero Comune, sottoposto alla Potesteria di Peccioli e al Vicariato di Lari.

Nel 1635 i Medici consegnarono la comunità come feudo ad Andrea Carlotti di Verona, cameriere e coppiere della granduchessa, che fu insignito del titolo di marchese di Riparbella.

I Carlotti nel 1737 vendettero il feudo al senatore Carlo Ginori di Firenze, che lo unì alla sua tenuta di Cecina poi nel 1755, in seguito all’abolizione dei feudi in Toscana, Riparbella tornò alle dipendenze del granduca e fu sottoposto alla Potesteria di Chianni, parte del Vicariato di Rosignano Marittimo.

Nel 1838 il paese ricevette la visita del granduca Leopoldo II che progettò la costruzione di una nuova chiesa e mise a disposizione anche i finanziamenti, ma nel 1846 un terremoto si abbatté su tutta la zona costiera e la chiesa parrocchiale, terminata l’anno precedente, fu danneggiata.

Al plebiscito del 1860 i riparbellini votarono in larga maggioranza a favore all’annessione, e da allora la sua storia divenne quella dell’Italia moderna.