0005067B lawrence ferlinghetti davanti alla libreria city lights a san francisco

Nella notte del 22 febbraio, a 101 anni, si è spento nella sua casa a San Francisco per una malattia polmonare Lawrence Ferlinghetti.

E’ stato molto cose, padre della Beat Generation sicuramente, a sua volta editore, poeta, romanziere, libraio, pittore, un intellettuale a tempo pieno amico dei più grandi poeti e scrittori del secolo scorso.

Era nato a Yonkers, nello stato di New York il 24 marzo 1919, figlio di Carlo Ferlinghetti, bresciano originario di Chiari, emigrato poco più che ventenne negli USA, a fine 800′ e di Clemence Albertine Mendes-Monsanto. La sua non fu una vita facile, il padre morì pochi mesi prima della sua nascita, mentre la madre, Clemence, impazzì e fu ricoverata in un manicomio, il piccolo Lawrence venne affidato alla zia Emily. Va così a vivere in Francia a Strasburgo, terra di origine della madre per i suoi primi cinque anni. Quando la zia fu assunta come governante a New York, presso la famiglia Bislands, questi adottarono Lawrence, consentendogli di studiare giornalismo.

Ferlinghetti frequentò così l’University of North Carolina a Chapel Hill e, durante la sua permanenza nell’ateneo, divenne il direttore del giornale dell’università e continuò a scrivere poesie.

Dopo gli studi all’University of North Carolina servì la marina degli Stati Uniti come comandante nella Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1947 ottenne un diploma post-laurea alla Columbia University e nel 1950 un dottorato alla Sorbona, poi si trasferì a San Francisco, dove insegnò francese, dipinse e scrisse di problematiche artistiche.

Nel 1953 fondò, insieme a Peter D. Martin (anch’esso di origini italiane), il City Lights Bookstore, la prima libreria del paese con un catalogo di soli libri in brossura e ritrovo di scrittori, artisti e intellettuali e, due anni dopo, la City Lights Publishing House. Era situata a suo tempo in Columbus Avenue 261, all’angolo con Broadway Street, nel quartiere italiano di San Francisco denominato North Beach. Era un luogo dove si respirava un’atmosfera completamente diversa rispetto a tutte le altre librerie seriose e compite e dove si doveva comprare un libro. City Lights permetteva a chiunque non solo di leggere i volumi presenti sugli scaffali ma anche di sostare, parlare, scambiare opinioni, assistere a performance e a reading improvvisati al momento dai vari artisti. E’ ricordata come la casa della Beat Generation, qui passarono tra i tanti Gregory Corso, William Burroughs, Diane DiPrima, Peter Orlowsky, Allen Ginsberge e Jack Kerouac. Proprio quest’ultimo nel suo Big Sur cita Ferlinghetti, che compare sotto il nome di Lorenzo Monsanto, dal cognome della madre.

La casa editrice iniziò pubblicando la serie Pocket Poets, attraverso la quale Ferlinghetti, in una selezione di scrittori all’epoca emergenti, o indipendenti, intendeva creare e alimentare una sorta di movimento dissidente nei confronti dell’establishment statunitense. La pubblicazione di Howl and other poems (noto da noi come L’urlo) di Allen Ginsberg a opera della City Lights portò all’arresto di Ferlinghetti per oscenità, il processo che ne seguì calamita l’attenzione nazionale e internazionale sul movimento dei poeti Beat e della San Francisco Renaissance.

L’arresto e il processo di Ferlinghetti misero in moto un vero processo contrario, al posto di zittire lo scrittore-editore e il suo gruppo di artisti-poeti, portò maggiore attenzione non solo sull’opera di Ginsberg ma su tutta l’intera Beat Generation, che si proponeva contro una società conservatrice com’era quella americana degli anni 50. Raccontavano quello che vivevano in prima persona ciò che raccontavano e sperimentavano nuove forme di aggregazione, di linguaggio, di vestire, diverse da quelle dei loro genitori. Anche la libertà sessuale, raccontandola, creando scandalo. L’assoluzione finale dell’editore e poeta fu un precedente fondamentale per la pubblicazione di opere controverse ma di valore letterario e sociale.  A lui si deve anche il merito di aver pubblicato Bukowski, di cui raccolse in volume gli articoli pubblicati nella sua rubrica settimanale “Diario di un vecchio sporcaccione”.

Nel corso degli anni Ferlinghetti ha spesso visitato l’Italia, dove tenne diverse conferenze, molti reading poetici e dove vinse diversi premi tra cui il Premio Camaiore, il Premio Flaiano, il Premio Cavour.
Oltre che scrittore ed editore, Ferlinghetti negli ultimi anni è stato soprattutto pittore e le sue opere sono state esposte in diverse gallerie d’arte in tutto il mondo ed è stato spesso associato al movimento Fluxus.

Nel 2003 vinse il Robert Frost Memorial Medal, l’Author’s Guild Lifetime Achievement Award, e fu eletto all’American Academy of Arts and Letters.

Tra le sue opere più note ci sono Americus, Il senso segreto delle cose, Strade sterrate per posti sperduti e Poesie come arte che insorge.

E soprattutto A Coney Island of the Mind, che nel giro di pochi anni vendette oltre un milione di copie, pensata e realizzata per essere accompagnata dal jazz, la musica amata dai protagonisti della Beat Generation.

Ferlinghetti ha scritto anche due romanzi, Lei e L’amore ai tempi della rabbia, e due raccolte di testi teatrali, Routines e Unfair Arguments with the Existence.

La libreria City Lights esiste ancora oggi e ha conservato in parte lo spirito libertario e anarchico con cui l’aveva immaginata Ferlinghetti.