arte signore milano

In attesa di poter tornare a godere dell’arte dal vivo, Arthemisia propose una serie di viaggi virtuali alla scoperta delle grandi artiste protagoniste della mostra Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600, ospitata a Palazzo Reale di Milano.

La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura e realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, con il sostegno di Fondazione Bracco, aderisce al palinsesto I talenti delle donne, ideato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dedicato all’universo delle donne, focalizzando l’attenzione, fino ad aprile 2021, sulle loro opere, le loro priorità e le loro capacità.

In Le Signore dell’Arte l’arte e le vite di 34 diverse artiste vengono riscoperte attraverso oltre 130 opere, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa tutta al femminile, in un singolare racconto di appassionanti storie di donne.

Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere provengono da ben sessantasette diversi prestatori, tra cui le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna e, dall’estero, dal Musée des Beaux Arts di Marsiglia e dal Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia).

Tra le eroine in mostra a Palazzo Reale domina Artemisia Gentileschi: figlia di Orazio, icona di consapevolezza e rivolta, artista e imprenditrice, diventata un esempio di lotta contro l’autorità e il potere artistico paterno, contro il confinamento riservato alle donne.

Di Sofonisba Anguissola, cremonese che visse per dieci anni alla corte di Filippo II a Madrid, per poi spostarsi in Sicilia quando sposò il nobile Fabrizio Moncada, a Genova dopo il secondo matrimonio con Orazio Lomellini, e di nuovo in Sicilia, dove fu visitata da Antoon van Dyck nel 1624, ci sono capolavori come la Partita a scacchi del 1555 e proveniente dal Muzeum Narodowe di Poznan, Polonia, e la Pala della Madonna dell’Itria (1578), oggetto di un importante restauro realizzato grazie alla collaborazione con il Museo civico Ala Ponzone di Cremona.

Invece di Lavinia Fontana, bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana, che a 25 anni sposa il pittore imolese Giovan Paolo Zappi alla condizione di poter continuare a dipingere, facendo del marito il suo assistente, ci sono 14 opere, tra cui l’Autoritratto nello studio (1579) degli Uffizi, la Consacrazione alla Vergine (1599) del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, e alcuni dipinti di soggetto mitologico.

E poi sono da scoprire la pittrice bolognese Elisabetta Sirani, che raccontò il coraggio femminile e la ribellione di fronte alla violenza maschile, come in Porzia che si ferisce alla coscia (1664) e in Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno (1659) del Museo di Capodimonte di Napoli; Ginevra Cantofoli, con Giovane donna in vesti orientali (seconda metà del XVII); Fede Galizia con Giuditta con la testa di Oloferne (1596) e Giovanna Garzoni, che visse tra Venezia, Napoli, Parigi e Roma, in mostra con rare e preziose pergamene.