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Un letterato che raccontò per tutta la vita il mondo del folclore calabrese…

Letterio Di Francia nacque a Palmi il 18 marzo 1877 da una famiglia di modeste condizioni economiche, nel 1895 conseguì il diploma di maturità al liceo di Monteleone.

Nel 1897 s’iscrisse al corso di laurea in Letteratura italiana all’Università di Messina, dove seguì i corsi di Vittorio Cian, allievo di Arturo Graf, che lo spinse a coltivare gli studi di novellistica e di letteratura.

Vincitore di una borsa di studio, Di Francia studiò alla Scuola Normale di Pisa e nel 1901 si laureò con una tesi su Franco Sacchetti, oltre a frequentare il Regio Istituto Superiore di Firenze, dove propose una tesi sulle novelle del Decamerone.

Dal 1902 al 1908 insegnò nelle scuole italiane d’oltremare e, tornato in patria, cominciò una lunga carriera d’insegnante nei licei, tra Parma e Torino, dove ricoprì anche l’incarico di preside, e conseguì la libera docenza in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università.

Tra il 1924 e il 1925 pubblicò, nella collana I generi letterari di Vallardi, il suo lavoro in due volumi su La novellistica e nel 1927 pubblicò uno studio su Il Pentamerone di Giambattista Basile, entrando in polemica con Benedetto Croce.

Negli anni successivi mise a frutto gli studi sulle tradizioni popolari calabresi che per una vita aveva portato avanti in parallelo a quelli letterari, e si dedicò alla raccolta e annotazione delle Fiabe e novelle calabresi, di cui pubblicò nel 1929 una prima edizione.

Il successo di critica e di pubblico lo portò a ristampare l’opera nel 1935, con una serie di aggiunte e integrazioni.

Sono fiabe con uliveti secolari, dove s’incontrano reucci fatti a mano e reginotte dalla pelle di ricotta, un mare profondo e misterioso, con le mamme-sirena, sull’Aspromonte c’è Mamma Sibilla mentre nel sottosuolo vivono i draghi e le draghe seducenti e pericolose come la maga Circe. Oltre a santi e briganti, mercanti e contadini.

Accanto ai personaggi di Palmerino d’Oliva, Rotilio e Marcavallo, si muovono i protagonisti già noti dell’immaginario fiabesco, da Raperonzolo a Biancaneve come Chioccia d’oro, da Pollicino a Tredicino, a Betta Pelosa, una variante calabrese di Cenerentola, dove ci sono echi di storie provenienti dalle Mille e una notte, dai racconti dei paladini, o da quelle dei fratelli Grimm, di Pitrè e Perrault.

Notevole è la presenza delle donne nelle fiabe del Di Francia che sono forti, volitive, affascinanti, libere e impavide, femministe e artefici del loro destino in contrapposizione all’universo maschile di questo mondo patriarcale.

Letterio Di Francia morì a Torino il 10 gennaio 1940.