Fino al 10 gennaio 2021 la Casa dei Tre Oci di Venezia ospita un’ampia retrospettiva sul fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986) con la mostra L’invenzione della felicità, curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.

La rassegna presenta 120 immagini, con 55 inedite, provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, oltre ad alcune pagine in facsimile, alcuni materiali d’archivio, libri come il Diary of the Century, riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati e scenari parigini.

Questi documenti ripercorrono l’intera carriera di Lartigue, dagli esordi dei primi anni del Novecento fino agli anni Ottanta e ricostruiscono la sua storia e la sua riscoperta.

Nel 1963 John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del Museum of Modern Art di New York, espone i lavori di Lartigue al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando era vicino ormai ai settant’anni.

Il percorso de L’invenzione della felicità si articola intorno a questi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, dalla rassegna del museo newyorkese, dove vennero presentati i suoi primi scatti negli anni prima della Prima Guerra Mondiale, che fecero di lui l’enfant prodige della fotografia.

Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate dell’epoca, Lartigue s’interessò alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano.

A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni Sessanta Lartigue incontrò Richard Avedon e Hiro, tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionarono immediatamente alla sua arte.

Avedon, in particolare, gli propose di realizzare un lavoro che prendesse la forma di un giornale fotografico, mostrando gli archivi di Lartigue.

Aiutato da Bea Feitler, l’allora direttrice artistica di Harper’s Bazaar, i due pubblicarono nel 1970 il Diary of a Century che consacrò definitivamente Lartigue tra i grandi della fotografia del XX secolo.

Tuttavia, Lartigue non era da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo e dagli anni Quaranta pubblicava le sue fotografie su riviste, unendo così gli incontri mondani e le inquadrature ricercate.
Dopo l’approfondimento sulla riscoperta di Lartigue, le ultime sezioni si concentrano sulle collaborazioni con il mondo del cinema, dove lavorò come fotografo di scena per numerosi film, e della moda.

L’occhio di Lartigue però non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre vari dettagli curiosi e carichi d’ironia, inoltre c’è un focus riservato alle memorie che Lartigue scrisse quando iniziò a ricomporre i suoi album, dove aveva raccolto tutti i suoi scatti.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue Marsilio Editori, con una testimonianza di Ferdinando Scianna.

Orari: Tutti i giorni 10-19; chiuso martedì.