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Ribelle a tutte le regole del mondo aristocratico, Patrick White raccontò nella sua opera un mondo dove perdersi era l’unica cosa che contava…

White nacque a Londra, nel distretto di Knightsbridge, il 25 maggio 1912, primogenito di una famiglia della borghesia terriera australiana di origini inglesi, che poco dopo la sua nascita ritornò in Australia.

A quattro anni manifestò i primi sintomi dell’asma che lo accompagnò per tutta la vita, obbligandolo a una solitudine forzata che lo costrinse a usare l’immaginazione.

Nel 1925 lo scrittore iniziò a studiare presso il Southern College a Cheltenham, ma i compagni lo canzonavano per le sue origini australiane e questo lo isolò ancora di più dal gruppo.

Frustrato White lavorò per due anni come jackaroo prima in una fattoria sul fiume Monaro e successivamente da uno zio a Walgett, poi si trasferì in Inghilterra nel 1932 e iniziò a studiare tedesco e francese al King’s College, recandosi in Francia e Germania per migliorare l’apprendimento della lingua

Nel 1935, laureatosi, si trasferì a Londra a casa dell’amico pittore australiano Roy de Maistre, che fu un’amicizia importante per la sua vita artistica e due anni dopo morì il padre, lasciandogli un’eredità di diecimila sterline che gli consentì di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale White venne arruolato nella Royal Air Force come funzionario dei servizi segreti e inviato in Medio Oriente.

Nel 1941 incontrò ad Alessandria d’Egitto Manoly Lascaris, che divenne il suo compagno per tutta la vita e nel 1946 decise di trasferirsi in Australia nonostante sua madre, che si era trasferita a Londra, cercasse di dissuaderlo.

Arrivato in Australia, lo scrittore visse per i successivi diciotto anni in una vecchia casa a Castle Hill, nella periferia semi-rurale di Sydney.

Nel 1951 White cominciò a considerare la presenza di Dio, che fino ad allora aveva sempre negato, e ricominciò a scrivere, anche se i frequenti attacchi d’asma lo costringevano a lunghe giornate di riposo, ma nel 1954 terminò L’albero dell’uomo e lo inviò all’editore a Londra e New York.

Il romanzo fu pubblicato nel 1955 negli Stati Uniti e subito dopo in Inghilterra, dove ricevette entusiastiche recensioni, ma fu stroncato dai critici australiani.

White ebbe dubbi sul continuare a scrivere poiché le sue opere rimanevano largamente ignorate in Australia, ma si rimise subito al lavoro per il romanzo successivo, L’esploratore, storia dell’avventuriero Voss, che viaggia nella prima metà dell’Ottocento in cerca di se stesso, con cui vinse la prima edizione del Miles Franklin Award.

Nel 1958 pubblicò il saggio autobiografico The Prodigal Son e nell’ottobre del 1961 I passeggeri del carro, che fu un best seller e con cui vinse il secondo Miles Franklin Award.

Dopo aver venduto la casa a Castle Hill ed essersi trasferito a Sydney, White nel 1964 avviò la stesura di Il mandala solido, che venne pubblicato nel 1966.

Nel 1968 lo scrittore lavorò a The Vivisector, il ritratto dell’indole di un artista, e nel 1973 gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura per la sua epica e psicologica arte narrativa che ha introdotto un nuovo continente nella letteratura.

White nel 1974 istituì il Premio Patrick White, conferito ogni anno agli scrittori che dimostrano una grande creatività per un lungo periodo di tempo, ma senza ricevere un adeguato riconoscimento.

Nonostante la sua salute peggiorasse, lo scrittore collaborò con David Marr alla sua biografia, Patrick White. A Life, e morì il 30 settembre 1990 nella sua casa di Sydney per complicazioni polmonari.

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