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Roberto Brivio è scomparso oggi all’Ospedale San Gerardo di Monza, a 82 anni. 

Dopo Gianni Magni e Nanni Svampa se ne va anche il terzo dei Gufi, resta in vita solo Lino Patruno del gruppo che lasciò un segno nonostante durò solo 5 anni, dal 1964 al 1969, inventando di fatto il Cabaret musicale in Italia.

Nato a Milano il 21 febbraio 1938, diplomatosi all’Accademia dei Filodrammatici, Brivio ebbe da Sandro Bolchi una scrittura per il Mercante di Venezia, quindi iniziò a registrare per la Ricordi favole e classici, da Piccole donne ai Viaggi di Gulliver, prima di iniziare a collaborare con la Rai. Gestendo anche il teatro in Galleria del Corso a Milano dove fu il primo in Italia a rappresentare Harold Pinter.

Nel 1964 Brivio diede vita, con Nanni Svampa, Lino Patruno, e, successivamente, con Gianni Magni, al gruppo musicale dei Gufi.

Inventori del cabaret musicale in Italia, i Gufi si presentavano sul palco in tutina nera e spesso con un cappello a tuba in testa.

Cantavano in italiano ma soprattutto in lingua milanese, spaziando su argomenti al tempo tabù come cimiteri, sesso, religione, satira politica. Le loro erano solo apparentemente canzoni da osteria in lingua milanese, erano raffinate, polemici, ma mai volgari, cui univano mimica e senso dell’umorismo. Seppero unire l’arte teatrale e un gusto spiccato per l’ironia surreale e la satira corrosiva in maniera semplice. La loro unione durò fino al 1969 quando si sciolsero per l’abbandono di Gianni Magni.

Il suo ruolo di scrittore di testi originali, a sfondo noir, diede a Brivio il soprannome di Cantamacabro.

Brivio continuò la sua carriera in teatro al fianco di Grazia Maria Raimondi, poi il gruppo del Gufi si ricostituì nel 1981 grazie a Renzo Villa, che li volle ad Antenna 3 Lombardia, storica tv privata lombarda con sede a Legnano, con lo spettacolo Meglio gufi che mai, per la regia di Beppe Recchia. Uno spettacolo televisivo di 40 puntate, in cui riproposero il loro repertorio tradizionale di scenette surreali e canzoni popolari. Lo show raccolse un grande successo di pubblico e di share televisivo, portandoli poi a una partecipazione come ospiti al Festival di Sanremo con la canzone Pazzesco. I Gufi si sciolsero una seconda volta sempre per decisione di Magni, continuando in tre.

In seguito Brivio condusse, sempre per l’emittente legnanese, Lo squizzofrenico, quindi lavorò a Il Parapiglio.

Proprietario e gestore de Il Refettorio, del Teatro Ariberto, Teatro La Scala della Vita e di altri locali e teatri milanesi, per molti anni è stato la maschera di Milano Meneghino, ha lavorato anche in televisione, per la radio e per il cinema.

Giornalista, dopo avere collaborato con La Notte, Orizzonti italiani, Travaso, negli ultimi anni ha tenuto una rubrica milanese sul quotidiano Il Giorno e ha insegnato dizione e teatro allo Iulm e all’Accademia d’Arte Drammatica Roberto Brivio, oltre a scrivere El gran liber di parolasc, Attenti al Gufo, I promessi sposi in milanese, Panta Agenda Marchesi (volume colletivo scritto da 40 persone). Tra questi El gran liber di parolasc, parolacce in milanese, mai volgari come nel suo stile, anzi popolari e particolari, come “Cinchetinfrin!”,  “Farfojon!”, “Macaco!” “Narigiatt!”, “Spazzapollee!” e uno di canzoni popolari milanesi, scritto a quattro mani con Luigi Inzaghi. Molte anche le collaborazioni con la moglie Grazia Maria Raimondi, tra cui un’operetta.

E’ stato attore, regista, produttore e allestitore di spettacoli: prosa, musical, operette, opera, cabaret, tra questi Ciascuno a suo modo di Luigi Pirandello, Pericle, principe di Tiro di William Shakespeare, Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, La cantatrice calva di Eugène Ionesco per una compagnia francese. Era fratello di Marina Brivio, annunciatrice Rai Tv dal 1981 al 2000, per anni, una delle voci del Gazzettino Padano.