Il 20 gennaio è la festa di San Sebastiano, non soltanto terzo patrono di Roma ma anche protettore di numerosi comuni italiani, con un culto che è sempre stato piuttosto sentito.

Sebastiano, il cui nome significa venerabile, nacque a Narbona, città della Francia meridionale, verso la seconda metà del 200 d.C., da una nobile famiglia.

Rimasto orfano del padre, fu condotto dalla madre a Milano, dove trascorse i primi anni dell’infanzia e dell’adolescenza e venne educato con generosità e coraggio.

Partito per Roma, dove la persecuzione contro i cristiani era diventata feroce, Sebastiano raggiunse i massimi gradi della gerarchia militare, permettendogli di occupare il posto di comandante della Prima Corte della Guardia Pretoriana, sotto l’impero di Diocleziano e Massimiano che lo stimarono, senza avere alcun sospetto sul suo essere cristiano.

Nell’anno 287 d.C. la persecuzione di Diocleziano contro la Chiesa aumentò, al punto questa che fu costretta a ritirarsi nelle catacombe.

Sebastiano lottò contro questa situazione, ma un cortigiano, Torquato, lo denunziò come cristiano all’imperatore Diocleziano.

L’imperatore non chiamò Sebastiano per testimoniare ma questi confessò la sua fede.

Per questa nobile dichiarazione, Diocleziano lo accusò di tradimento e d’ingratitudine e Sebastiano, malgrado le sue virtù morali e civili, fu condannato a morte.

Condotto nel boschetto sacro ad Adone, sul Palatino, e legato a un tronco d’albero, Sebastiano diviene il bersaglio delle frecce e fu abbandonato sul campo, perché considerato morto, per poi essere ritrovato nottetempo ancora vivo dai compagni di fede.

Saputa la notizia, l’imperatrice Irene lo fece portare da alcuni servi nel palazzo imperiale e qui aiutata dal prete Policarpo, curò le terribili ferite tanto che Sebastiano in poco tempo si riprese.

Tuttavia, egli aveva ormai votato la propria vita a Dio e così un giorno si recò da Diocleziano e lo accusò del suo tentato omicidio.

Un profondo silenzio, rotto soltanto dalla proclamazione della condanna a morte da parte dell’imperatore, seguì le parole del giovane santo, che subito dopo venne fustigato e annegato.

Il suo corpo fu gettato nella cloaca che passa sotto la via dei Trionfi, presso l’arco di Costantino, ma il santo apparve alla matrona romana Lucina e chiese di essere sepolto nel sacro recinto presso le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo, dopo averle indicato il luogo dove si trovava il suo corpo.

Lucina ritrovò, con l’aiuto dei cristiani, il corpo di San Sebastiano e lo seppellì con tutti gli onori nel Cimitero a Catacumbas, dove nel IV secolo fu costruita una basilica chiamata Ecclesia Apostolorus, titolo che rimase fino al IX secolo, quando fu soppiantato dalla denominazione di Basilica di San Sebastiano, sull’Appia Antica a Roma.

Le sacre reliquie del santo sono conservate sull’altare della cripta.

La fama di San Sebastiano si diffuse rapidamente nell’antichità, poiché era visto come taumaturgo e protettore contro la peste.

Papa Caio lo elesse Difensore della Chiesa, è il protettore di molte corporazioni, come quella degli arcieri, e oggi la gioventù di Azione Cattolica lo indica come modello di vita.

Ma Sebastiano è anche il patrono dei tappezzieri, dei vigili urbani e di tutti coloro che lavorano con strumenti che ricordano le frecce.

In occasione della festa di San Sebastiano, in molte città italiane si organizzano manifestazioni religiose e civili di grande interesse e spesso si rinnovano antichi riti, con la preparazione di piatti tipici e l’accensione di grandi falò.