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Un frate che divenne uno dei filosofi più importanti della Chiesa del Medioevo…

Tommaso dei conti d’Aquino nacque nel castello di Roccasecca, vicino a Napoli, nel 1226 e ricevette la prima formazione nell’Abbazia di Montecassino, dove fu portato dai genitori da adolescente.

Il ragazzo approfondì poi gli studi a Napoli, dove ebbe la fortuna di conoscere alcuni scritti di Aristotele, di cui intuì subito il grande valore.

A 18 anni, dopo aver superato la fiera opposizione della famiglia,
Tommaso entrò nell’Ordine mendicante dei frati predicatori, attratto dal carisma di san Domenico e dalla frase “Proclamare la Parola di Dio ardentemente contemplata, solennemente celebrata e scientificamente indagata”.

A Parigi e Colonia il giovane frate approfondì le discipline filosofiche e teologiche, avendo come maestro il leggendario monaco e studioso Alberto Magno.

Divenuto lui stesso, a soli trentuno anni, maestro in teologia, nel momento della polemica del clero secolare contro i frati mendicanti, Tommaso si fece difensore della libertà dei religiosi dediti al servizio della Chiesa universale e fu maestro ammirato e sapiente nell’università parigina, poi a Bologna, Roma e Napoli.

Mite e silenzioso, di robusta costituzione, dall’animo contemplativo e devoto, rispettoso di tutti e da tutti amato, Tommaso d’Aquino fu soprattutto un intellettuale, costantemente immerso negli studi, che perdeva facilmente la nozione del tempo e del luogo.

Le sue non erano opere fini a se stesse e il suo motto, “Contemplata aliis tradere”, cioè il partecipare agli altri i frutti della propria riflessione, si tradusse in una mole di libri unici per i secoli bui del Medioevo.

Con san Bonaventura fu il più grande pensatore cristiano del XIII secolo, e ha lasciato in eredità alla Chiesa la sua riflessione teologica in un corpo di opere di grande profondità come la Catena aurea, la Summa contra gentiles, la Summa Theologiae che è la sintesi più creativa del suo pensiero.

L’originalità di Tommaso sta soprattutto nel modo in cui ha saputo esprimere la fede della Chiesa nella cultura del tempo, partendo dalla Scrittura e dai Padri della Chiesa e accogliendo la recente riscoperta del pensiero aristotelico.

Oggi la sua opera più celebre è la Summa Theologiae, dallo stile semplice e preciso, di una chiarezza cristallina, unita a una straordinaria capacità di sintesi.

Verso la fine del 1273, Tommaso cessò improvvisamente di scrivere, lasciando incompiuta la sua Summa e “Paglia è tutto ciò che ho scritto” fu ciò che disse a chi lo richiamava a portare a termine l’opera.

Tommaso d’Aquino morì all’alba del 7 marzo 1274, nel monastero cistercense di Fossanova, mentre si stava recando al concilio di Lione, convocato da Gregorio X.

Pochi anni dopo la sua scomparsa, il filosofo compare nel quarto cielo del Sole, nei canti X – XIV della Divina Commedia di Dante Alighieri, opera basata in gran parte sulle sue idee filosofiche.

Canonizzato solennemente ad Avignone nel 1323, Tommaso d’Aquino fu proclamato nel 1567 dottore della Chiesa e la sua commemorazione liturgica cade il 28 gennaio, giorno della traslazione delle sue reliquie nella città di Tolosa.