Un principe che, nato 116 anni fa, ebbe il destino di essere l’ultimo re dell’Italia del primo Novecento…

Il 15 settembre 1904, nel castello reale di Racconigi, nel cuneese, la regina Elena del Montenegro dà alla luce il suo unico figlio maschio, Umberto.

Essere il figlio del re d’Italia Vittorio Emanuele III era per il piccolo Umberto il presagio di un futuro di tutto riguardo,  come legittimo erede al trono del Regno, ma eventi eccezionali segnarono profondamente la vita del rampollo di casa Savoia e la stessa storia d’Italia.

Cresciuto all’insegna di una rigida educazione militare, il principe conseguì la laurea in giurisprudenza e nel 1930 sposò Maria José del Belgio, da cui ebbe quattro figli, Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice.

Conseguito nel 1936 il grado di generale, quattro anni dopo senza alcuna convinzione Umberto assunse il comando del gruppo di armate del settore occidentale, in un conflitto deciso da Mussolini contro il parere dei Savoia che erano a favore della neutralità italiana.

Nel 1942 il principe passò al comando delle truppe dell’Italia meridionale e insulare, come conseguenza della sua e poco sottaciuta avversione nei confronti di Mussolini e Hitler, che invece favorivano il duca d’Aosta per la successione al trono.

Il precipitare delle sorti della seconda guerra mondiale determinarono la sfiducia del Gran Consiglio a Mussolini, il 24 luglio 1943, e Vittorio Emanuele III nominò Badoglio Capo del Governo.

L’8 settembre fu sottoscritto l’armistizio fra l’Italia e gli Alleati, ma la guerra continua, questa volta contro l’ex alleato tedesco, mentre Vittorio Emanuele III, nel tentativo da salvare la corona, il 5 giugno 1944 rinunciò alle prerogative reali nominando Umberto Luogotenente.

E’ il primo passo verso l’abdicazione di Vittorio, che avvenne il 9 maggio 1946, a meno di un mese dal referendum popolare che doveva decidere fra monarchia e repubblica.

Il principe di Piemonte salì dunque al trono con il nome di Umberto II e s’impegnò a consentire il referendum, pronto ad accogliere qualunque verdetto.

Quando però la Suprema Corte di Cassazione il 2 giugno annunciò la nascita della repubblica, e mentre ad Alcide De Gasperi furono affidate temporaneamente le funzioni di Capo dello Stato, Umberto II diffuse un proclama nel quale denuncia brogli nello svolgimento delle operazioni di scrutinio, che provocò una serie di disordini a Napoli e in altre città.

Per evitare che la situazione sfociasse in una guerra civile, il re decise di abbandonare l’Italia alla volta di Cascais, nei pressi di Lisbona, in Portogallo, dove assunse il titolo di conte di Sarre, diventando noto nella storia come il Re di maggio.

A Cascais i rapporti tra il re e Maria José peggiorarono fino alla separazione, così Umberto rimase a Cascais con le figlie, mentre sua moglie si trasferì a Merlinge, in Svizzera, col piccolo Vittorio Emanuele.

Malato da tempo, Umberto II di Savoia morì, settantanovenne, a Ginevra, il 18 marzo 1983 e nel suo testamento dispose che la Sacra Sindone, proprietà dei Savoia da oltre quattro secoli, fosse donata al Papa Giovanni Paolo II, oltre a consegnare allo Stato italiano il preziosissimo archivio storico di Casa Savoia.

Oggi la tomba di Umberto, con quella di Maria José, si trova nella storica abbazia di Hautecombe, in Alta Savoia.