Sessantatre anni fa, mentre l’estate stava per finire, moriva in una clinica di Gorizia Umberto Poli, meglio noto come Umberto Saba, il poeta del Canzoniere, una delle raccolte poetiche più belle del Novecento italiano.

Umberto Poli nacque a Trieste il 9 marzo 1883 e sua madre, Felicita Cohen, era di origini ebraiche e discendente da una famiglia di commercianti, mentre il padre Ugo Poli, agente di commercio veneziano, si era convertito alla religione ebraica per sposare Felicita, ma l’abbandonò quando seppe della sua gravidanza.

Il poeta per tre anni fu allevato da Peppa Sabaz, balia slovena, che donò al piccolo Umberto tutto l’affetto di cui disponeva, poi crebbe con la madre, con due zie, e sotto la tutela dello zio Giuseppe Luzzato, ex garibaldino.

Gli studi in età adolescenziale di Umberto cominciarono al ginnasio Dante Alighieri, poi passò all’Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonò a metà dell’anno scolastico.

In questo periodo scrisse le sue prime poesie, per lo più sonetti con una forte influenza di Parini, Foscolo, Leopardi e Petrarca.

Nel 1903, per proseguire gli studi, il poeta si trasferì a Pisa, dove frequentò i corsi di letteratura italiana tenuti dal professor Vittorio Cian, ma ben presto passò a quelli di archeologia, latino e tedesco.

L’anno seguente a causa di dissensi con l’amico Chiesa, Umberto tornò a Trieste, dove frequentò il Caffè Rossetti, luogo d’incontro per giovani intellettuali, e conobbe il poeta Virgilio Giotti.

Nel 1905 lasciò Trieste per recarsi a Firenze dove frequentò i circoli artistici vociani della città, ma senza legarsi con loro.

In una delle sue poche visite a casa, il poeta conobbe Carolina Wölfler, che sarà la Lina delle sue poesie, e che divenne nel 1908 sua moglie, da cui ebbe la figlia Linuccia.

E’ il 1911 quando, con lo pseudonimo di Umberto Saba, pubblicò il suo primo libro, Poesie, cui seguì Coi miei occhi, oggi noto come Trieste e una donna.

La famiglia Saba decise di trasferirsi a Bologna, dove il poeta collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, poi a Milano nel 1914, dove gestì il caffè del Teatro Eden.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu richiamato alle armi, prima a Casalmaggiore presso un campo di soldati prigionieri austriaci, poi fu dattilografo presso un ufficio militare e nel 1917, al Campo di aviazione di Taliedo, venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei.

Terminata la guerra, il poeta tornò a Trieste, dove fu il direttore di un cinematografo, poi rilevò, grazie alla zia Regina, la libreria antiquaria Mayländer.

Nel 1938, a causa delle leggi razziali Saba dovette cedere formalmente la libreria ed emigrare a Parigi, poi tornò in Italia alla fine del 1939 rifugiandosi a Roma, dove l’amico Ungaretti cercò di aiutarlo.

Dopo l’8 settembre 1943 il poeta venne costretto a fuggire con Lina e Linuccia a Firenze, aiutato da Carlo Levi e Eugenio Montale.

Nel dopoguerra Saba visse a Roma per nove mesi, poi si trasferì a Milano dove collaborò con il Corriere della Sera.

Nel 1955, ammalato e sconvolto per la malattia della moglie, il poeta fu ricoverato in una clinica di Gorizia, dove il 25 novembre 1956 ricevette la notizia della morte della sua Lina.

Solo nove mesi più tardi, il 25 agosto 1957, anche Umberto Saba morì.