Giuseppe Dessì nacque a Cagliari il 7 agosto 1909 da Francesco Dessì Fulgheri e Maria Cristina Pinna, passando parte della sua infanzia e adolescenza a Villacidro, dove, per i continui trasferimenti del padre, generale dell’esercito, visse per lunghi periodi nella casa del nonno materno con la madre.

Giovane inquieto, ma anche lettore insaziabile, Dessì non riuscì a compiere gli studi regolari e fu affidato a vari insegnanti privati tra cui il sacerdote Don Luigi Frau. 

Dopo essere stato respinto all’esame di ammissione della Normale di Pisa, Dessì rimase nella città toscana, dove conobbe Aldo Capitini, Claudio Baglietto e Carlo Ludovico Raggianti, oltre a Claudio Varese, Cordié, Russo e Momigliano, per poi conseguire la laurea in Lettere nel 1936.

Nel 1939 lo scrittore fu nominato Provveditore agli Studi a Sassari e poi Ispettore presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

Sardo che visse sul Continente”, Dessì portò sempre con sé un senso di appartenenza alla sua terra natale, oltre a una forte nostalgia per la Sardegna e per Villacidro, che assunsero con prepotenza a protagonisti indiscussi della sua produzione letteraria e poetica.

L’attività letteraria di Dessì ebbe inizio nel 1937 con la pubblicazione di una serie di articoli su La stampa di Torino, su La Nuova Antologia, Primato, Porta-Nova e L’Orto, un anno dopo vede la pubblicazione del suo primo libro, la raccolta di racconti La sposa in città, che si apre con il racconto omonimo.

Nel 1939 lo scrittore pubblicò il primo romanzo San Silvano, il cui stile narrativo lo fece definire come il Proust sardo da Giancarlo Contini, per una molteplicità di vibrazioni poetiche e di rievocazioni.

Tre anni dopo, nel 1942, il romanzo Michele Boschino propone una struttura particolare, con la prima parte in terza persona, mentre la seconda, condotta in prima persona, ha una scrittura più soggettiva e introspettiva.

Seguono per lo scrittore anni d’intensa attività, nel 1945 uscì la raccolta Racconti vecchi e nuovi, nel 1949 il racconto La storia del principe Lui, nel 1955, trasferitosi a Roma, fu la volta di I passeri e nel 1957 di L’isola dell’Angelo e La ballerina di carta, due raccolte di racconti.

Nel 1959 ci furono il romanzo Introduzione alla vita di Giacomo Scarbo, nel 1961 Il disertore, vincitore del Premio Bagutta, che ebbe il pieno consenso della critica letteraria.

All’attività di narratore si intrecciò per Dessì quella di drammaturgo, nel 1958 uscì  La giustizia, nel 1964 Eleonora d’Arborea e nel 1965 La trincea.

Nel 1965, in Scoperta della Sardegna, pubblicò una raccolta delle più significative pagine sull’isola scritte da grandi scrittori.

Inoltre lo scrittore dal 1942 al 1967 lavorò a diversi documentari e produzioni televisive, sempre legate alla sua Sardegna.

Nel 1966 uscì il volume di racconti Lei era l’acqua e nel 1972 Paese d’ombre, vincitore in quell’anno del Premio Strega con una straordinaria unanimità di consensi, un racconto, dove si rende concreto la duplice ricerca della vita, simbolo della poetica dello scrittore.

Giuseppe Dessì morì, dopo una lunga malattia, il 6 luglio 1977 a Roma ed è sepolto a Villacidro, il cuore del suo universo letterario.