Alla fine dell’Ottocento, alcuni scavi riportarono alla luce i resti di Olimpia, sotterrata da un devastante terremoto nel VI secolo.

Già nel secolo precedente si era riacceso l’interesse per il mondo delle Olimpiadi, grazie anche alla diffusione in Europa della corrente artistica e letteraria del neoclassicismo.

In diverse zone dell’Europa s’istituirono competizioni ispirate ai Giochi di un tempo e le più importanti ebbero luogo proprio in Grecia, volute dal romeno Evangelis Zappas, che mise a disposizione un’ingente somma di denaro per ripristinare i giochi olimpici.

Con l’aiuto di re Ottone I, nel 1859 Zappas creò il primo Concorso olimpico, che si disputò nelle vie e nelle piazze di Atene, ma la sua risonanza fu limitata ai confini greci.

La svolta avvenne grazie al pedagogista francese Pierre de Fredi, Barone de Coubertin, che cominciò a considerare l’educazione sportiva come uno strumento fondamentale al servizio dei giovani.

Nel 1892 De Coubertin illustrò la sua idea di far rinascere i Giochi Olimpici, ma la proposta, fu accolta con poco entusiasmo, per poi essere ripresa al Congresso Internazionale del 16 giugno 1894, aperto nell’anfiteatro della Sorbona sulle note dell’inno di Apollo, rinvenuto nel 1883 tra le rovine di Delfi e composto da Gabriel Fauré.

Il 23 giugno, a conclusione del Congresso, fu istituito il Comitato Internazionale dei Giochi Olimpici, per organizzare la prima Olimpiade dell’era moderna.

I Giochi Olimpici di Atene furono inaugurati lunedì 6 aprile 1896 da Re Giorgio I di Grecia, davanti a 80.000 spettatori presenti nello stadio Panathinaiko, messo a nuovo e restaurato una seconda volta grazie alla donazione del filantropo George Averoff.

Alla prima Olimpiade parteciparono Grecia, Australia, Austria, Bulgaria, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Stati Uniti e Ungheria con 285 atleti, la maggior parte di casa.

L’Italia non ebbe rappresentanti, anche se Carlo Airoldi, atleta nato a Origgio nel 1869, tentò di prendere parte alla maratona. Purtroppo la sua richiesta d’iscrizione fu respinta dal CIO, che lo considerò un professionista a causa di un premio ricevuto per la partecipazione alla Torino-Marsiglia-Barcellona dell’anno prima.

Il primo campione della storia delle Olimpiadi moderne fu l’americano James Brendan Connolly, studente di Harvard, che trionfò nel salto triplo con la misura di 13,71.

Gli americani dominarono quasi tutte le dodici gare, tranne 800 e 1500, vinti dall’australiano Flack, e la maratona.

Il velodromo di Neo Phaliron, costruito grazie ad Averoff, ospitò cinque delle sei gare su due ruote e, oltre ai tre ori conquistati da Paul Masson, la Francia gioì anche per il successo di Léon Flameng che, nella 100 km, si fermò per attendere il suo avversario, il greco Georgios Kolettis, rimasto bloccato a causa di un guasto alla bicicletta.

Per la ginnastica il mattatore fu Hermann Weingärtner, che vinse per cinque volte, di cui due con la squadra.

Il ginnasta tedesco Carl Schuhmann fu l’unico atleta a vincere una medaglia d’oro in due discipline diverse.

Il diciottenne ungherese Arnold Guttmann, due ori per il nuoto nelle acque della baia di Zea, era uno studente di architettura all’Università di Budapest, che aveva faticato parecchio per ottenere il permesso di partecipare ai Giochi.

Nell’impianto dello Zappeion si distinsero i fiorettisti francesi e gli sciabolatori greci.

Lo scozzese Launceston Elliot e il danese Viggo Jensen furono gli assoluti protagonisti delle due gare del sollevamento pesi.

Nel tennis l’irlandese John Pius Boland, arrivato in Grecia per assistere ai Giochi su invito di uno degli organizzatori, si ritrovò catapultato sui campi del Tennis Club, e vinse sia nel torneo singolare, sia nel doppio, in coppia con il tedesco Friedrich Traun.

Al poligono di Kallithea, il tiro a segno fu l’unica disciplina in cui i greci dimostrarono di essere realmente competitivi, rubando la scena ai fratelli americani John e Sumner Paine.

Dei diciassette atleti alla partenza della maratona, ben 13 erano greci, a testimonianza del significato della gara per tutto il popolo ellenico e della voglia di vincere.

Il pubblico non rimase deluso, perché a entrare per primo nello stadio fu Spyridon Louis, un pastore proveniente dal villaggio di Maroussi, che da quel momento diventò un eroe nazionale.

Il 15 aprile 1896, re Giorgio I pronunciò per la prima volta la storica frase Dichiaro chiusi i Giochi della I Olimpiade, mentre De Coubertin aveva deciso Parigi come seconda città ospitante.