“Sono orgoglioso e felice di dichiarare che voi avete donato al mondo i migliori Giochi Olimpici della storia” disse Juan Antonio Samaranch, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, alla chiusura delle Olimpiadi, avvenuta tra il 15 settembre e il 1 ottobre 2000, con i 100 mila spettatori dell’Arena di Sydney.

L’Australia aveva organizzato, in sette anni di preparativi, una manifestazione con strutture sportive all’avanguardia, servizi eccellenti, perfetta copertura radio-televisiva e, per la prima volta, anche informatica, grazie anche alla scelta di non piegarsi alle esigenze degli sponsor.

L’ottima ospitalità della città australiana e il clima di festa diedero fiducia alla manifestazione, tenendo conto delle enormi difficoltà di gestione di un evento di tale portata e contando anche che le Olimpiadi di Sydney poterono vantare il primato della più alta partecipazione della storia dei Giochi: 10651 atleti provenienti da 199 nazioni diverse, impegnati in 28 sport e 300 discipline.

Le innovazioni furono sportive, con la prima volta per pedana elastica, taekwondo e tuffo sincronizzato e il debutto anche per pentathlon, salto con l’asta, pallanuoto e sollevamento pesi femminili.

Mancava l’Afghanistan, il cui Comitato Olimpico fu sospeso dal CIO per violazione della Carta Olimpica sui diritti umani, ma la fiamma olimpica fu accesa da Cathy Freeman, velocista australiana che vinse l’oro nei 400 metri, simbolo dello spirito nazionale australiano per le sue origini aborigene.

La tedesca  Birgit Fischer stabilì un singolare record di vittorie, poiché nella Canoa Kayak si aggiudica due medaglie d’oro (K4 500 e K2 500) 20 anni dopo il suo primo successo a Mosca 1980. Anche la judoka giapponese Ryoko Tamura ottienne il primo posto nei 48 kg, dopo gli argenti conquistati a Barcellona 1992 e Atlanta 1996.

Ma il più costante fu il canottiere inglese Steven Redgrave, capace di vincere il quinto oro in cinque edizioni olimpiche consecutive (1984-2000).

Alle Olimpiadi di Sydney 2000 la squadra italiana portò ben 361 atleti, 244 uomini e 117 donne. Nell’atletica leggera ci fu l’argento conquistato da Fiona May nel salto in lungo, che fece registrare un ottimo 6,92m.

Fu però la squadra di nuoto costruita da Alberto Castagnetti a primeggiare, con Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti, che collezionarono assieme la bellezza di cinque medaglie.

Nel canottaggio, poi, ancora Agostino Abbagnale fu capace di guidare il quattro di coppia fino alla conquista della medaglia d’oro.

Un’altra disciplina l’Italia è sempre stata protagonista, non deluse le attese, poiché nella scherma, Valentina Vezzali regalò l’oro nel fioretto, mentre Giovanna Trillini conquistò il bronzo.

Le due atlete, con Diana Bianchedi, portarono l’Italia all’oro nella competizione a squadre.

Le medaglie italiane furono 34, delle quali ben 13 d’oro che, sommate ad altrettante di bronzo e alle 8 d’argento, regalarono all’Italia il settimo posto nel medagliere.