A metà dell’Ottocento il modello amministrativo del Giappone era simile al modello feudale medievale europeo, con i samurai al vertice della gerarchia, legati da fedeltà personale ai capi della provincia dipendenti dallo shogun, capo del governo, a sua volta dipendente dall’imperatore.

Il Giappone rimase isolato dal resto del mondo fino al 1853 quando il commodoro americano Perry entrò con le sue navi nella baia di Edo, oggi nota come Tokio.

Il sistema giapponese, nell’incontro con gli americani, si scoprì arretrato e la colpa fu attribuita allo shogun colpevole di aver tolto potere al figlio del cielo, cioè l’imperatore, rendendo tra l’altro ereditaria la sua carica.

L’aumento delle imposte e i cattivi raccolti provacarono gravi rivolte contadine, poi iniziò un periodo di grande xenofobia.

Solo la successione al trono dell’imperatore Mutsuhito nel 1867 segnò la vittoria dei rinnovatori e la fine dello shogunato.

Iniziò un’epoca di governo illuminato, nota come Meiji, poiché venivano restituiti all’imperatore i poteri usurpatigli, per un periodo di grande rinnovamento che portò il Giappone ad avere una nuova economia di stampo capitalistico in poco tempo.

L’intervento statale fu decisivo per orientare questo processo verso l’espansione delle industrie pesanti necessarie alla creazione di forze armate moderne.

Nell’industria leggera venne favorita quella della seta e fu proibito l’ingresso di capitale straniero per evitare una colonizzazione del mercato interno, inoltre lo stato sviluppò delle grandi industrie tecnologicamente avanzate e poi le rivendette a basso prezzo ai privati.

Si venne a creare un forte squilibrio con le campagne, poverissime, che erano dominate da proprietari terrieri, cosi furono molte le crisi di sovrapproduzione risolte con l’aumento di potenziale bellico e delle esportazioni.

Nel 1877 venne abolita la casta dei samurai, non più legata alla terra ma formata da funzionari mal pagati, poi nel 1889 fu emanata la costituzione, una combinazione di bicameralismo e assolutismo imperiale, dove il Tenno fu riconosciuto come monarca sacro ma nel complesso aveva molto meno potere dei sovrani assoluti europei.

Il nuovo Giappone ideò una forte etica dell’azione che si reggeva su un sentimento nazionalista che caratterizzò il Giappone moderno, dove i valori propri dei samurai, come la lealtà, divennero dello stato e furono imposti dall’alto attraverso l’educazione.

A inizio del Novecento questo nuovo Giappone sottrasse dopo un lungo conflitto, l’isola di Taiwan alla Cina ed era imminente uno scontro con la Russia degli zar, che stava espandendosi nel cuore dell’estremo Oriente…