Nobili guerrieri, membri della casta militare del Giappone feudale, abilissimi nell’utilizzo della spada, i samurai hanno avuto un ruolo chiave nello sviluppo della cultura giapponese, dove i loro principali ideali, come onore e rispetto, restano ancora presenti nella cultura giapponese contemporanea.

Inizialmente i samurai erano i servi dell’impero giapponese con il compito di proteggere le terre a loro assegnate, ma presto ebbero enormi poteri grazie alle loro ricchezze e possedimenti territoriali. Una volta acquisito lo status di elite, una famiglia samurai poteva passare il suo titolo e il suo prestigio di generazione in generazione.

Nel primo periodo dell’era samurai, dal XII al XV secolo, questi valorosi guerrieri erano soliti combattere le numerose battaglie cavalcando e tirando con l’arco poi, grazie anche alla forgiatura di armature più leggere, iniziarono anche a muoversi a piedi e a padroneggiare spade e lance.

A partire dal 1600 ci furono in Giappone le prime guerre combattute con armi da fuoco, di cui i samurai diventarono ben presto grandi maestri.

Uno di questi scontri, la battaglia di Sekigahara del 21 ottobre 1600, diede inizio alla politica giapponese dello stato chiuso e come conseguenza a un periodo relativamente più pacifico, contraddistinto dall’operazione di disarmo della popolazione rurale, dove la classe guerriera perse molta importanza, fino a scomparire praticamente nel diciannovesimo secolo.

Molti samurai divennero così contadini, mentre altri salvaguardarono la loro posizione sociale diventando amministratori di province, educatori o rinomati insegnanti.

Un samurai era riconoscibile per la sua tipica armatura e il suo elmo chiamato kabuto.

All’inizio i samurai usavano armature molto pesanti formate da pochi pezzi di metallo assemblati fra loro, per ricoprire buona parte del corpo di un guerriero, poi fu scoperta una tecnica più avanzata di forgiatura, che permetteva di realizzare armature lamellate che, a differenza delle prime, erano costituite da un insieme di lamelle di ferro, unite le une alle altre da lacci in cuoio.

Ma la fedele arma dei samurai era la katana, una spada leggermente curva, molto leggera ed estraibile in una frazione di secondo.

Resta meno conosciuta la lama secondaria che ogni samurai portava sempre con sé, che era la wakizashi, una piccola spada corta e dotata di una lama più larga.

Questa coppia di lame era chiamata in giapponese daisho, dove dai significa grande, mentre sho significa piccolo.

I fabbri che forgiavano queste spade erano i più abili di sempre, dato che il problema della forgiatura della spada samurai era quello di mantenere un perfetto equilibrio fra leggerezza e resistenza.

Come soluzione a questo problema, i fabbri giapponesi idearono una tecnica di forgiatura geniale, utilizzando un metallo più leggero e flessibile per la parte interna della lama, per poi ricoprire quest’ultimo con varie lamine di metalli più duri e resistenti.

Le katane ottenute con questa tecnica di forgiatura erano così leggere e resistenti da riuscire a penetrare le armature nemiche in meno di un secondo.