Guareschi è Peppone e don Camillo il suo avversario, ma forse neanche avversario, il suo amico speciale, qualcuno senza il quale nulla sarebbe stato lo stesso.

A lui Giovannino Guareschi, saranno dedicate le mostre che saranno inaugurate venerdì 11 ottobre presso il Castello Visconteo di Voghera alle 18 a cura del Rotary Club Voghera.

Le mostre sono Tutto il mondo di Guareschi,  sull’universo del papà di Don Camillo, Guareschi a strisce, sulle strip di Giovannino Guareschi per il Bertoldo e La Stampa (1936-1943) e Don Camillo e la gallina di Voghera, tutte a cura di Guido Conti. Giorgio Casamatti e Elisabetta Balduzzi.

Ci saranno interventi di Giuseppe Accolla, Giorgio Casamatti, Guido Conti e Davide Barzi.

Giovannino Guareschi, uomo della Bassa, è uno degli scrittori italiani più venduti nel mondo con oltre 20 milioni di copie, e uno dei più tradotti, grazie al personaggio di Don Camillo, il parroco che parla col Cristo in un paesino della Bassa reggiana, con avversario il sindaco comunista Peppone.

Guareschi nacque a Fontanelle, una frazione di Roccabianca, il 1 maggio 1908, da Primo Augusto,  uno stimato commerciante, e Lina Maghenzani, la maestra elementare del paese.

Finite le scuole superiori, si iscrisse all’Università di Parma ed entrò nel Convitto Maria Luigia di Parma, dove nel 1922, conobbe Cesare Zavattini.

Nel 1925 l’attività del padre fallì e Guareschi andò a lavorare presso la Gazzetta di Parma, come correttore di bozze, chiamato da Zavattini che nel 1936 gli propose di andare a vivere a Milano, per lavorare in un nuovo giornale umoristico.

Dal 1936 al 1943 Guareschi fu capo redattore del quindicinale Bertoldo, rivista satirica edita da Rizzoli e diretta da Cesare Zavattini, rivolta agli strati sociali medio – alti, in concorrenza con il popolarissimo bisettimanale Marc’Aurelio.

La seconda guerra mondiale portò alla chiusura del Bertoldo nel settembre 1943, dopo un bombardamento anglo-americano che coinvolse la sede della Rizzoli.

Durante la guerra Guareschi nel 1943 fu condannato al richiamo nell’esercito e terminò il conflitto con il grado di ufficiale di artiglieria.

Quando l’Italia firmò l’armistizio con le truppe alleate, Guareschi era in caserma ad Alessandria, ma si rifiutò di disconoscere l’autorità del re e finì nei campi di prigionia di Częstochowa e Benjaminovo in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani.

Dopo la guerra Guareschi fece ritorno in Italia e nel 1946 fondò il Candido, settimanale del sabato dove, con altre famose penne della satira italiana, curava numerose rubriche come Il Forbiciastro, oltre ai racconti di Don Camillo e alla serie del Corrierino delle Famiglie.

Nel 1950 lo scrittore venne condannato con la condizionale a otto mesi di carcere nel processo per vilipendio al presidente Luigi Einaudi, dato che una serie di vignette sul Candido aveva sottolineato che Einaudi, sulle etichette del vino di sua produzione, il Nebiolo, metteva in evidenza la sua carica di presidente.

Intanto lo scrittore con la moglie e i figli Alberto e Carlotta si era trasferito da Milano a Roncole Verdi, dove aveva pensato di vivere in una casa che, per gli ampliamenti senza fine, venne ironicamente chiamata L’Incompiuta.

Quattro anni dopo, nel 1954 Guareschi fu condannato per diffamazione su una denuncia di Alcide De Gasperi, infatti, lo scrittore era venuto in possesso di due lettere autografe del politico trentino risalenti al 1944 in cui aveva chiesto agli alleati di bombardare la periferia di Roma allo scopo di demoralizzare i collaborazionisti.

Guareschi fu condannato in primo grado a dodici mesi di carcere, ma non presentò ricorso in appello e fu recluso nel carcere di San Francesco del Prato a Parma, dove rimase per 409 giorni, cui si sommano i sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta, ma rifiutò in ogni momento di chiedere la grazia.

Nel 1957 le pessime condizioni di salute, aggravate dal carcere, spinsero lo scrittore a dimettersi da direttore del Candido, rimanendo collaboratore della rivista fino alla sua chiusura nel 1961.

Negli ultimi anni, oltre a collaborare a vari periodici con disegni e racconti, lo scrittore fino al 1966 gestì la rubrica di critica televisiva Telecorrierino delle famiglie su Oggi Illustrato, inoltre pubblicò gli ultimi racconti della serie di Don Camillo.

Il 22 luglio 1968 Guareschi morì per un attacco cardiaco nella sua casa di Cervia.

I suoi funerali furono disertati da tutte le autorità, tranne che dal direttore della Gazzetta di Parma Baldassarre Molossi, Giovanni Mosca, Carlo Manzoni, Nino Nutrizio, Enzo Biagi ed Enzo Ferrari, mentre Umberto II dall’esilio gli conferì l’onorificenza di Grand’Ufficiale della Corona d’Italia.