Walter Albini ICAR

Uno stilista che è stato dimenticato, a torto, dalla moda italiana. Geniale, visionario, raffinato, avanti sui tempi, audace nelle scelte con un occhio attento alla storia del costume, soprattutto del periodo tra le due guerre.

Nelle sue creazioni, nei suoi abiti e collezioni, portava le suggestioni e le influenze culturali più varie, provenienti da studi attenti e una vasta e profonda conoscenza della storia dell’arte, in tutte le sue sfumature e complessità ma anche dall’osservazione diretta della realtà nel corso dei tanti viaggi fatti per il mondo.

E’ stato il primo stilista a capire l’importanza del marchio, della griffe e del nome dello stilista sull’etichetta da accostare anche prodotti diversi ma sempre di pari livello. Nell’identificazione tra nome, immagine, logo grafico e volto. Indossa i suoi capi, il suo look, posando con le celebrità del tempo nelle sue campagne pubblicitarie, anticipando un’intera generazione di designer italiani diventando l’archetipo degli stilisti star che detteranno legge nella moda e nel lusso nei decenni a venire.

Tra gli anni 60 e 70 ha delineato alcuni dei capisaldi della moda attuale e della sua industria, portando alla nascita del prêt-à-porter italiano. Estroso e particolare nei gusti e nelle scelte, volubile, spesso insofferente alle richieste dell’industria dell’abbigliamento con le sue regole, arrivò anche a strappare contratti per mantenere la sua libertà creativa. Pioniere del total-look lo mise in pratica personalmente, identificando il suo stile di vita con lo stesso suo stile creativo, arredando le case in tono con le sue collezioni di moda e disegnando nella stessa idea tessuti, oggetti, mobili, vetri. Aprendo così un nuovo modo di vivere e arredare, strada poi seguita da molti altri stilisti e aziende del lusso, creando un business infinito.

Gualtiero Angelo Albini nacque a Busto Arsizio in provincia di Varese il 3 marzo 1941, contro il parere dei genitori, lasciò il liceo classico per frequentare l’Istituto d’Arte, Disegno e Moda di Torino, creato in quegli anni dall’artista Italo Cremona. Una scelta molto controcorrente per i tempi considerato che quella era una scuola tutta femminile.

A 17 anni, collabora a giornali e riviste del settore, con schizzi dalle sfilate d’alta moda, all’inizio da Roma, poi nel 1961 approda a Parigi, dove rimane tre anni per perfezionare la sua tecnica e lavorare per l’agenzia di stilismo di Maimè Arnodin e Denise Fayolle, per la quale realizza maquette per tessuti. In questo periodo conosce l’ormai ottantenne Coco Chanel, restandone folgorato, facendone sempre un suo punto di riferimento di stile e vita. Così come lo stilista francese d’inizio 900′ Paul Poiret, sarà un’altra costante fonte di ispirazione per la sua vita professionale.

Tornato in Italia, incontra Mariuccia Mandelli, lavorando per tre anni per il suo marchio Krizia e, nell’ultima stagione, a fianco di Karl Lagerfeld a inizio carriera. Contemporaneamente dà il via a molte collaborazioni e consulenza con aziende e boutique attente al pubblico più giovane nel pieno del boom economico. Nel 1963 crea la sua prima collezione per Gianni Baldini, disegna successivamente per Billy Ballo, storico e trendy negozio nel centro di Santa Margherita Ligure. Per Princess Luciana, Paola Signorini, Uama Sport, Cole of California, Annaspina, Glans, Callaghan. Quindi per Cadette, poi per Trell e, verso la fine degli anni ’60, ormai affermato, lavorò per le principali aziende dell’altomilanese, motore della nascente moda italiana e per marchi internazionali.

Nel 1967 inizia la collaborazione con Montedoro che continua fino al 1971. Negli stessi anni diede vita con Luciano Papini a un proprio marchio, Misterfox.

È del 1970 la sua prima proposta della formula unimax, con una nuova uniformità di taglio e colore per uomo e donna, oltre alla presentazione della collezione Anagrafe per Misterfox che fece scalpore, presentando otto spose rosa in lungo, otto vedove in nero corto. Nello stesso periodo entra in contatto con il suo coetaneo e conterraneo Gianfranco Ferrè, per le creazioni di bigiotteria e accessori, che ebbe subito in grande successo. Una creatività tutta giocata sull’asse Legnano-Busto Arsizio, vera culla del Made in Italy, con tutto l’altomilanese.

Albini era ormai lo stilista, termine coniato appositamente da Anna Piaggi, tra le più importanti voci di tutto il fashion-system internazionale, per poterlo definire, più famoso e conteso, ma anche insofferente ad ogni limitazione.

Nella primavera del 1971, un gruppo di creatori di moda e stilisti tra cui lo stesso Walter Albini, Ken Scott, Cadette, cui si uniranno poi Caumont, Krizia e Missoni decidono di presentare le proprie collezioni a Milano al Circolo del Giardino, sancendo così la nascita del prêt–à–porter italiano.

In un’unica sfilata, Albini presenta le collezioni di cinque diverse case di moda, Basile per i capispalla e i pantaloni, Escargots per la maglieria, Callaghan per il jersey, Misterfox per gli abiti, Diamant’s per la camiceria, tutte etichettate sia con il nome del produttore che con quello dello stilista.

Nella primavera-estate 1973, dopo aver rotto tutti i contratti con le varie case di moda, presentò a Londra una nuova linea per uomo e donna col suo nome, con la formula di una prima linea d’immagine forte ma di vendita ristretta, economicamente sostenuta da una seconda linea per la grande diffusione. Nello stesso anno aprì lo showroom di via Pietro Cossa, nella zona di Porta Venezia a Milano, dove vennero vendute tutte le sue collezioni di Misterfox. Prese casa sul Canal Grande Venezia, un’abitazione definita lo zoo incantato, per il suo stile e accostamenti. Sempre a Venezia,  ambientò, nello storico caffè Florian, una memorabile sfilata, per l’Autunno Inverno 1973-74, in cui i modelli erano accompagnati da un’orchestrina di Piazza San Marco che suonava walzer e tango, in puro stile anni 30′.

Nel 1975 a Roma presentò la sua prima collezione di alta moda ispirata a Chanel e agli anni ’30, le sue icone e gli amori di sempre.

Walter Albini morì quasi dimenticato appena quarantaduenne a Milano il 31 maggio 1983, proprio mentre nel mondo esplodeva il pre-à-porter italiano come espressione di design applicato alla moda in modo innovativo. Pensato anni prima propri da Albini, ma con solidi riferimenti storici, soprattutto agli anni 20′ e 30′ del secolo scorso, tra la fine degli anni 70 e gli inizi dei sfolgoranti anni 80′, mentre esplode il Made in Italy, il suo marchio non supportato da un’adeguata organizzazione commerciale, trova sempre minore attenzione dalla critica e della stampa specializzata, finendo nell’oblio. Gli ultimi prodotti con il marchio Walter Albini sono sul mercato fino all’84, per poi scomparire.

L’archivio di Walter Albini oggi è conservato da privati, la documentazione articolata in serie, Archivio Audio video; Archivi del prodotto; Archivio dei disegni; Archivio fotografico; Archivio Ufficio stampa e Archivio ufficio tecnico e stile va dal 1965 al 1983.